Smartphone, che impatto ha nelle prime interazioni tra madre e figlio? Lo studio italiano

Smartphone, che impatto ha nelle prime interazioni tra madre e figlio? Lo studio italiano

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Uno studio realizzato dalle Università di Pavia e Bicocca di Milano, insieme all’Irccs Mondino, ha studiato cosa succede se lo smartphone entra nella relazione tra madre e figlio

Cosa succede se lo smartphone subentra nelle prime interazioni tra madre e figli? È quello che ha cercato di scoprire uno studio realizzato dalle Università di Pavia e di Milano Bicocca, insieme all’Istituto Neurologico Nazionale a Carattere Scientifico Mondino e pubblicato sulla rivista “Biological Psychology”.

Lo studio su interazioni e smartphone

Lo studio ha osservato 38 diadi, ossia interazioni tra due individui, composte da neonati di 3-5 mesi e dalle loro madri. Le interazioni consistevano in momenti di gioco libero alternati da brevi interruzioni durante le quali le madri erano distratte da strumenti digitali e non. Nel mentre i ricercatori hanno effettuato un’analisi comportamentale e a infrarossi, per capire gli effetti  delle distrazioni genitoriali sui bambini.

I risultati dello studio

Dalla ricerca è emerso che le distrazioni digitali e non digitali dei genitori provocavano disagio nei neonati. Nello specifico, però, la distrazione digitale, attraverso lo smartphone, causa nei neonati un’attivazione del sistema nervoso simpatico. Emerge poi che l’utilizzo quotidiano e sempre maggiore dei dispositivi digitali, da parte delle madri, causa una maggiore reazione fisiologica del neonato e una minore affettività del genitore.

Indagini in contesti naturalistici

Questi risultati suggeriscono che anche brevi interruzioni dell’interazione, come quelle causate dall’uso dello smartphone, possono influenzare la qualità degli scambi affettivi tra genitore e bambino”, spiega la dottoressa Nazzari, prima autrice dello studio. “Tuttavia, è importante sottolineare che la ricerca è stata condotta in un contesto sperimentale controllato. Saranno necessarie ulteriori indagini in contesti naturalistici per comprendere come i genitori regolino spontaneamente l’uso dello smartphone nella quotidianità”.

Uso consapevole dei dispositivi digitali

I ricercatori spiegano che lo studio contribuisce al dibattito scientifico su un fenomeno emergente noto come Technoference, ossia l’interferenza della tecnologia nelle relazioni umane, e invita a riflettere sull’importanza di un uso consapevole dei dispositivi digitali, soprattutto nelle fasi più precoci dello sviluppo infantile.

Il commento del Garante per l’infanzia

A commentare la ricerca è stata anche l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia), Marina Terragni: “La ricerca dimostra che un uso eccessivo dello smartphone da parte dei genitori può disturbare notevolmente le primissime relazioni tra loro e il neonato, producendo in lui una risposta fisiologica assimilabile allo stress fisico o mentale. Tutti vediamo spesso giovani madri e padri spingere il passeggino senza distogliere lo sguardo dallo schermo, trascurando quell’attenzione e quella comunicazione non-verbale, occhi negli occhi con il bambino, decisive per l’evolversi della relazione e per lo sviluppo della personalità. La dipendenza dal digitale, dunque, può danneggiare i bambini anche quando a esserne colpiti sono i loro genitori”.

Numeri allarmanti

Nove italiani su 10 non lasciano passare un’ora senza controllare più volte lo smartphone e il tempo trascorso online supera in media cinque ore e mezza al giorno. “Dai risultati della ricerca si deduce l’urgenza di una presa di coscienza da parte delle famiglie – continua l’Autorità garante – che sono e restano il nucleo educativo decisivo e insostituibile. Senza l’”aggancio oculare” che veicola la comunicazione pre-verbale, lo sviluppo del linguaggio può essere compromesso”.

Il ruolo della scuola

La scuola – prosegue Marina Terragni – può certamente fare molto imponendo un tempo sconnesso in orario di lezione e limitazioni per l’età del primo accesso ai social network possono ridurre notevolmente i danni prodotti da un contatto precoce. Ma l’imprinting della personalità si produce in famiglia fin dalle prime interazioni e la famiglia non può deresponsabilizzarsi di fronte a una sfida decisiva per la salute fisica e mentale delle generazioni future, delegando importanti compiti educativi al tempo-schermo”.

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