Stefano Vicari, neuropsichiatra infantile, ha pubblicato il nuovo libro “Adolescenti interrotti” edito da Feltrinelli, per parlare di come riconoscere e combattere il disagio giovanile
“Adolescenti interrotti”, un libro per sapere riconoscere e comprendere il disagio dei ragazzi e delle ragazze, che nasce dall’esperienza personale di Stefano Vicari, neuropsichiatra infantile e neuroscienziato, docente all’Università cattolica del Sacro Cuore di Roma e direttore dell’Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Nel libro si parla di situazioni particolarmente gravi, ossia di ragazzi che presentano un disturbo mentale e che arrivano in ospedale, quindi una situazione di emergenza vera e propria.
I numeri del disagio degli adolescenti
I numeri sono aumentati notevolmente: “La richiesta di aiuto è cresciuta moltissimo, da almeno dieci, quindici anni addirittura. Per fare un esempio, nel 2012-2013, noi accoglievamo in pronto soccorso circa due, tre bambini o ragazzi a settimana e oggi siamo a circa cinque al giorno. Il motivo legato a un disturbo mentale è la causa che porta al pronto soccorso più frequentemente i bambini. Al primo posto c’è la febbre, la disidratazione al secondo posto, al terzo posto per lo più ci sono propri disturbi mentali”.
Le dipendenze, tra vecchie e nuove
Nel libro si parla di dipendenze “vecchie”, legate ad alcool e sostanze stupefacenti, ma anche a dipendenze nuove, per lo più legate alla tecnologia e agli smartphone. “Sono sempre di più i ragazzi e i bambini che fanno uso di sostanze, in particolare cannabinoidi, ma il dato nuovo è che ci sono molte sostanze di sintesi facilmente acquistabili, molto più accessibili che in passato perché la rete ha facilitato la possibilità che i ragazzi di comprare sostanze chimiche pronte per l’uso. L’altro è l’abuso da internet, l’uso di smartphone. I bambini hanno cominciato a utilizzare in modo assolutamente libero strumenti di questo tipo che di per sé non sono pericolosi, ma un abuso causa disturbi come ansia e depressione”.
L’età giusta per gli smartphone
Si parla molto in questo periodo di vietare l’uso degli smartphone agli adolescenti o ai bambini, ma qual è l’età giusta per iniziare a utilizzare questi strumenti? “Gran parte delle linee guida dei pediatri, ma anche dei neuropsichiatri, suggerisce che sarebbe opportuno non lasciare mai in libero uso uno smartphone a un bambino prima dei 12 anni, anzi oggi si comincia a ragionare se non sia il caso di posticipare ai 14 anni, quindi una prima raccomandazione ai genitori è non date il telefonino ai vostri figli prima delle scuole medie. L’altro aspetto è che educate i figli a un uso responsabile, limitato per poche ore al giorno”.
Il ruolo di famiglia e scuola
Nel supporto per gli adolescenti un ruolo cruciale lo giocano la famiglia e la scuola, come spiega il prof. Vicari: “Le abitudini di vita sono aspetti rilevantissimi per costruire la salute mentale ai nostri bambini e quindi in questo senso il ruolo della famiglia, intesa come comunità educante, è fondamentale ma è altrettanto importante la scuola, perché man mano che i bambini crescono è nella scuola che sperimentano la prima comunità esterna alla famiglia, che costruiscono le prime amicizie importanti”
Le relazioni con i coetanei
Anche le relazioni sono fondamentali per il benessere psicologico degli adolescenti e quindi anche il gruppo dei coetanei ha un ruolo importante. “La famiglia fa sempre più fatica, è sempre più disgregata, non per colpe la famiglia anche per le condizioni nella quale si trova a vivere. Spesso i genitori sono entrambi costretti a lavorare dalla mattina alla sera e quindi questi bambini spesso si ritrovano da soli, mentre la scuola è sempre più vista in modo competitivo, piuttosto che sulla possibilità di costruire relazioni”.
L’ansia negli adolescenti
Nel libro “Adolescenti interrotti”, un capitolo intero è dedicato all’ansia che può assumere forme molto diversificate ed è un fenomeno molto diffuso. Secondo un report dell’Unicef del 2024, all’interno della comunità europea l’8% dei ragazzi tra i 14 e i 18 anni soffre di un disturbo d’ansia. Spiega Vicari che “l’ansia tende a esordire a cinque anni e spesso si manifesta con un’ansia di separazione da mamma e papà. Certamente c’è un aspetto biologico genetico, ma certamente poi lo stile educativo può fare la differenza: uno stile educativo rassicurante che coltiva le autonomie del bambino è uno stile che riduce il rischio d’ansia, mentre uno stile apprensivo e di controllo continuo è invece qualcosa che favorisce la comparsa d’ansia”.