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Agritech Innovation, dalla Toscana la formazione dei giovani in agricoltura

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L’agricoltura vive una professionalizzazione sempre maggiore e le aziende diventano dirette protagoniste: con questo progetto, avvenuto anche grazie a ITS E.A.T. (Eccellenza Agroalimentare Toscana), i ragazzi sviluppano competenze teoriche e pratiche che consentono loro di accedere più facilmente al mondo del lavoro. 

In un contesto di sempre maggiore professionalizzazione dell’agricoltura, la formazione dei giovani assume un ruolo sempre più fondamentale. Un concetto alla base del progetto Agritech Innovation, in collaborazione con ITS E.A.T. – Eccellenza Agroalimentare Toscana, che vede gli istituti tecnici superiori protagonisti della formazione di tecnici altamente specializzati nell’agroalimentare. Un settore cruciale in Italia che, se da un lato può avvalersi degli sviluppi tecnologici, dall’altro deve fare i conti con diverse criticità, a cominciare dall’impatto dei cambiamenti climatici.

L’innovativo progetto, che alterna in egual misura lo studio teorico e il tirocinio formativo, è partito dalla Toscana, dove la Regione ha finanziato appositi corsi ITS, ed è stato presentato alla Camera dei deputati.

Il progetto è interessante perché punta a costruire una nuova profilatura formativa, tra l’altro con un corso biennale di 2.000 ore e quindi robusto e significativo, per mettersi a fianco delle aziende agricole, agroalimentari e agroindustriali e per costruire una nuova filiera, in particolare sulla tutela della sostenibilità e sul presidio del territorio. Quindi si tratta di una unione tra il mondo della pubblica amministrazione, che per direttive europee va in quella direzione (pensiamo ad esempio a Farm to Fork) e quello delle attività produttive. Faccio un esempio concreto: è dimostrato che il valore aggiunto della tecnologia ambientale e della sostenibilità, e dell’unione sul territorio di questi mondi, porta un vantaggio produttivo e di sana profittevolezza delle aziende pari a oltre il 40% su base annuale” – ha spiegato Sergio Costa, vicepresidente della Camera dei deputati – “Allo stesso tempo, questo consente di avere una agricoltura generativa e rigenerativa, che è anche ecosostenibile, e che consente di recuperare gli spazi della desertificazione o della monocoltura, rispetto ad una biodiversità e ad una pluricoltura. Significa tanto e quindi ben venga che questi spazi formativi ci siano, e ben venga che le Regioni, essendo titolari dei Programmi di Sviluppo Rurale, possano approfittare di questa formazione e farsi affiancare da questi nuovi esperti“.

L’agricoltura per molti anni è stata abbandonata a vantaggio delle altre attività, pensiamo allo storico abbandono delle campagne per andare a lavorare in fabbrica, ma con le ultime crisi (dal Covid alla guerra in Ucraina) ci siamo resi tutti conto quanto tutto il sistema della produzione del cibo sia fragile e quanto tutti noi dipendiamo dal cibo e dal buon cibo. Senza dimenticare che negli ultimi 70-80 anni, in Italia, siamo passati dal morire di fame al morire di quello che mangiamo. C’è tanto da rifare, l’agricoltura sta diventando sempre più ‘sexy’ ed attira non solo giovani diplomati, ma anche professionisti come medici, architetti e farmacisti, che decidono di abbandonare la loro carriera per scegliere uno stile di vita più legato alle risorse naturali” – il punto di Luigi Galimberti, fondatore di BeeCo – “Non dobbiamo dimenticare che l’agricoltura è l’unico mercato primario che abbiamo in Italia, tutto il resto è secondario e terziario. Riscoprire i giusti valori dell’agricoltura e del cibo, che in Italia sono un asset molto importante, fa sì che servano nuove professionalità e competenze. L’ITS nasce come raccordo per ridurre il mismatch tra formazione e mondo lavoro, quello che facciamo oggi è un tentativo di cercare di accorciare ulteriormente, portando i ragazzi sempre più su temi innovativi che sono le competenze ricercate dalle aziende che crescono“.

Noi abbiamo un sistema che ha dimostrato di essere in grado di intercettare i nuovi bisogni di formazione e di competenze, si chiama ITS Academy ed è un percorso post-diploma che impegna le giovani e i giovani in circa 2.000 ore, di cui oltre il 40% fatto in azienda. Di fatto, l’azienda collabora sia nell’individuazione dei bisogni, nella costruzione del percorso innovativo come lo abbiamo presentato qui oggi, e poi ospita i ragazzi in stage, mettendoli alla prova e all’apprendimento in contesto, che risulta molto motivante ed accattivante, rendendo attrattivi questi corsi molto concentrati e impegnativi” – ha spiegato Antonietta Zancan, dirigente dell’Ufficio III della DGTVET del Ministero dell’Istruzione e del Merito – “Inoltre, l’azienda assume un ruolo importante perché offre ai ragazzi un’occupazione certa: l’87% dei diplomati ITS, entro un anno, trova un lavoro che tra l’altro è coerente con il percorso di studi fatto, una buona occupazione con una buona remunerazione“.

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