L’aggiornamento del Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne (PSNAI) del governo ha scatenato forti proteste da parte dei piccoli centri, sempre più ai margini non solo dal punto di vista geografico ma soprattutto da quello politico. In una conferenza stampa alla Camera dei deputati, tanti cittadini, associazioni ed enti locali si sono confrontati, in presenza e da remoto, sul da farsi.
L’aggiornamento del Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne, da parte del governo, continua a suscitare polemiche ma anche la mobilitazione di piccoli Comuni e associazioni. Il passaggio in cui si parla di “accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile” viene visto più come un’eutanasia per tanti piccoli centri che come una strategia, con milioni di cittadini destinati a vivere in aree sempre più spopolate e prive anche dei servizi più essenziali. Per questo motivo, alla Camera dei deputati è stata organizzata una conferenza stampa sul tema da CERSTE e da Ecofuturo: tanti cittadini, associazioni ed enti locali si oppongono fermamente allo spopolamento e alla resa della politica e si sono incontrati, in presenza e in videocollegamento.
“Questo appuntamento è nato in maniera spontanea a fronte di un articolo, pubblicato su Il Fatto Quotidiano, che è frutto di una irritazione nel leggere un documento del governo che stabilisce, per piano strategico, una politica di accompagnamento verso una eutanasia. Se le misure demografiche testimoniano un declino, è però inaccettabile che politicamente questo venga accompagnato, di fatto favorito e di fatto è una situazione autoavverante. Una azione politica deve contrastare un fenomeno che si considera deteriore e negativo” – ha spiegato Alfonso Scarano, vicepresidente del think tank europeo CERSTE – “A fronte di questo articolo, c’è stata una sollevazione spontanea di tanti amministratori e questo incontro è il risultato di una sensibilità politica che vuole affrontare il problema in maniera corretta. Il problema non è tanto di contrapposizione politica, quanto di corretto impianto per risolvere un problema concreto“.
“Mi sembra che questo Piano strategico non sia un vero piano strategico, perché non ne ha le caratteristiche, perché è oltremodo negativo che stabilisca, per ministero e per burocrazia ministeriale, una sorta di accompagnamento all’eutanasia. Non se lo meritano 13 milioni di cittadini che invece hanno bisogno di conoscere il loro futuro e di rivalutare le enormi potenzialità delle aree interne: storiche, culturali, civili, immobiliari. Certamente, deve esserci una strategia che lo riconosca” – ha aggiunto Alfonso Scarano – “L’efficienza del concentramento nelle metropoli di tanti cittadini può sembrare una efficienza tecnica, ma a volte questa è del tutto illusoria dal punto di vista umano e sociale. Se tu sei stretto nel traffico, in un ambiente invivibile e con un caldo insopportabile, e invece ci sono aree interne connesse e utili, dove poter sviluppare tante attività. Questo è un primo momento, spero di una serie, dove in maniera apartitica tutti possano trovare il proprio contributo verso uno scenario diverso, come in Francia o come in Germania. Questo è il nostro obiettivo“.