In questo numero del Tg Ambiente, in collaborazione con Italpress: 1) Circular Economy Act, l’Ue avvia la consultazione pubblica; 2) Rinnovato l’impegno globale per il futuro delle Zone Umide; 3) Crisi climatica, l’80% della popolazione mondiale chiede misure più incisive; 4) Mare Monstrum 2025: boom di reati ambientali lungo le coste italiane
In questo numero del Tg Ambiente, in collaborazione con Italpress:
1) Circular Economy Act, l’Ue avvia la consultazione pubblica: Cittadini, imprese e associazioni potranno inviare, entro il 6 novembre, osservazioni e proposte alla Commissione europea per contribuire alla definizione del nuovo “Circular Economy Act”, l’iniziativa legislativa con cui Bruxelles punta a rafforzare il mercato dei prodotti circolari. L’obiettivo è quello di rendere più forte e conveniente la domanda e l’offerta di beni riducendo al minimo l’uso di risorse, facilmente riutilizzabili e riciclabili. Tra le misure allo studio: la revisione della direttiva sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche per migliorarne raccolta e riciclo; la riforma dei criteri di cessazione della qualifica di rifiuto; una semplificazione e digitalizzazione dei regimi di responsabilità estesa del produttore. La Commissione valuta inoltre l’introduzione di criteri ambientali minimi obbligatori negli appalti pubblici europei, così da stimolare la domanda di prodotti e servizi circolari.
2) Rinnovato l’impegno globale per il futuro delle Zone Umide: Protezione, ripristino e uso sostenibile delle zone umide, ecosistemi cruciali per la biodiversità e la resilienza climatica. Questo l’obiettivo della 15esima Conferenza delle Parti, COP15, contraenti della Convenzione di Ramsar, tenutasi a Victoria Falls, in Zimbabwe. Tra i risultati più rilevanti, la pubblicazione della nuova edizione del Panorama Globale sulle Zone Umide, il lancio del Partenariato globale per la stima degli uccelli acquatici, l’approvazione di misure relative a cultura, conoscenze tradizionali, giovani e aree urbane, al rafforzamento della visibilità della Convenzione e al coordinamento con altri accordi ambientali multilaterali. Adottato anche il quinto Piano Strategico, il cui obiettivo sulla conservazione e il ripristino delle zone umide include traguardi che mirano a contribuire ai target del Quadro Globale per la Biodiversità, che prevedono il ripristino del 30% degli ecosistemi degradati e la tutela del 30% della superficie terrestre, acquatica e marina entro il 2030.
3) Crisi climatica, l’80% della popolazione mondiale chiede misure più incisive: Il 93% delle persone in Italia vuole un’azione più forte sul clima da parte dei propri leader. È quanto emerge dal Peoples’ Climate Vote 2024, il più grande sondaggio globale sul clima, condotto dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (Unpd), in collaborazione con l’Università di Oxford e l’agenzia di ricerca GeoPoll. Il sondaggio, che ha coinvolto oltre 73.000 persone in 77 Paesi, rappresentando l’87% della popolazione mondiale, ha chiesto ai cittadini se desiderano un’azione più decisa sul clima da parte del loro Paese e quanto velocemente intendono abbandonare i combustibili fossili, come carbone, petrolio e gas, per passare all’energia pulita. I dati hanno mostrato che più le persone sperimentano condizioni meteorologiche estreme, più azioni per il clima desiderano vedere intraprese. Il 43% delle persone in tutto il mondo pensa che gli eventi meteorologici estremi siano peggiorati, il 78 % delle persone desidera una maggiore protezione per le persone a rischio a causa di eventi meteorologici estremi, mentre il 79 % delle persone vogliono che i paesi più ricchi aiutino i paesi più poveri ad adattarsi. A livello globale, l’80% delle persone ritiene necessario che i propri governi adottino misure più decise per contrastare la crisi climatica. Una percentuale ancora più alta, pari all’86%, auspica che i Paesi superino le divergenze geopolitiche e collaborino concretamente contro il cambiamento climatico. L’indagine, condotta nei 20 principali emettitori di gas serra al mondo, mostra un ampio sostegno a politiche climatiche più incisive: dal 66% della popolazione negli Stati Uniti e in Russia, al 67% in Germania, al 73% in Cina, al 77% in Sudafrica e India, fino all’85% in Brasile, all’88% in Iran e al 93% in Italia. Cresce, intanto, anche l’ansia climatica. In tutto il pianeta, il 56% degli individui ha dichiarato di pensare quotidianamente, o settimanalmente, ai cambiamenti climatici, incluso circa il 63% di chi vive nei Paesi Meno Sviluppati.
4) Mare Monstrum 2025: boom di reati ambientali lungo le coste italiane: Il 2024 è stato un anno nero per i nostri mari e le nostre coste. Cemento illegale, inquinamento, pesca di frodo e violazioni al Codice della navigazione: il bilancio dell’illegalità ambientale è pesantissimo. Secondo il rapporto Mare Monstrum 2025 di Legambiente, basato su dati delle forze dell’ordine e delle Capitanerie di porto, sono stati accertati oltre 25 mila reati, in aumento del 9% rispetto al 2023. Sommando anche gli illeciti amministrativi, il totale sale a quasi 70 mila violazioni, una ogni 105 metri di costa. Le regioni più colpite restano quelle a forte presenza mafiosa: Campania, Sicilia, Puglia e Calabria. La Campania guida la classifica con più di 4.200 illeciti. Al quinto posto il Lazio, seguito dalla Toscana. Se invece si guarda al rapporto tra reati e chilometri di costa, la maglia nera spetta alla Basilicata, con oltre 33 reati per chilometro. A preoccupare è soprattutto il ciclo illegale del cemento, che rappresenta il 41% del totale, con oltre 10 mila abusi edilizi. In forte crescita anche l’inquinamento, legato a depuratori inesistenti o malfunzionanti e scarichi illegali: quasi 8 mila reati, il 24% in più rispetto al 2023. In aumento anche la pesca di frodo e le violazioni del Codice della navigazione. Intanto Legambiente lancia un pacchetto di 10 proposte: dal ripristino dei poteri dei Prefetti per abbattere gli immobili abusivi, al potenziamento dei sistemi di depurazione, fino a misure più severe contro la pesca illegale e gli scarichi in mare. “Il nostro ecosistema marino – ha dichiarato il presidente nazionale Stefano Ciafani – è sotto assedio, ma non arretriamo di un passo. Servono investimenti, controlli e un cambio di passo deciso per difendere le nostre coste e il diritto al mare come bene pubblico”. Un appello che Legambiente rivolge a Governo, Regioni e Comuni, perché il Mediterraneo torni a essere patrimonio da tutelare e non terreno di conquista per gli interessi illegali.