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Le criticità dell’educazione 0-6 anni in Italia. L’approfondimento

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Quando si parla di educazione per la fascia 0-6, in Italia sono tante le criticità che sorgono, a cominciare da disuguaglianze territoriali, servizi frammentati e la formazione del personale

L’educazione 0-6 anni ricopre un ruolo cruciale per i bambini e le bambine. Eppure in Italia le problematiche sono numerose, a cominciare da disuguaglianze territoriali tra le varie regioni, la frammentazione dei servizi e la preparazione del personale, oltre alla difficoltà di distinzione dei titoli necessari per ricoprire il ruolo.

Le principali criticità dell’educazione 0-6 anni

L’Italia è segnata da grandi criticità, prima fra tutte la disuguaglianza dei servizi esistenti in tutto il territorio. L’Italia è un paese a macchia di leopardo, per cui c’è una netta differenza tra la disposizione dei servizi a nord e a sud del nostro paese. All’interno delle regioni stesse possiamo trovare differenze sostanziali e con grandi problematiche. Un’altra criticità che possiamo riscontrare è sicuramente la frammentazione nella gestione dei servizi, ovvero servizi pubblici e privati che tuttavia devono convivere e che con difficoltà riescono a farlo.

La formazione del personale

“Un’altra criticità è sicuramente la formazione del personale, oltre a una grande confusione in merito ai titoli di studio legati all’insegnamento sia dei nidi che delle scuole dell’infanzia” ha spiegato Angela Campolo, membro della Presidenza della FISM – Federazione Italiana Scuole Materne.

Parità scolastica e sistema integrato

Un’altra criticità, spiega la Dottoressa Campolo, è la mancata parità scolastica e la mancata attuazione del sistema integrato 0-6 anni. C’è una legge, la 62 del 2000 che riconosce le scuole paritarie come scuole che fanno parte del sistema di istruzione pubblico. Nonostante ciò, la parità non è realizzata perché non vi è una parità economica, i genitori delle scuole paritarie devono comunque pagare una retta e questo provoca una serie di distorsioni e di iniquità nella gestione. “Per quanto riguarda la mancata attuazione del sistema integrato 0-6 – spiega ancora – anche qui c’è una legge di Stato, la legge 65 del 2017, che è stata una grande intuizione, una grande riforma della scuola che però è rimasta incompiuta“.

Il tema della dispersione scolastica

Il tema della dispersione scolastica poche volte viene legato alla fascia 0-6, perché quando si parla di dispersione scolastica si parla principalmente di un’età adolescenziale e della scuola superiore. In realtà il tema della dispersione scolastica è strettamente connesso alla fascia 0-6 ed è legato ai concetti di povertà educativa e coesione sociale. Per questo, secondo la FISM, la fascia dello 0-6 deve essere inclusa quando si parla di povertà educativa e dispersione scolastica e che anzi sia un luogo privilegiato per contrastare tali fenomeni oltre a un grandissimo presidio educativo e sociale, per aggregare e agganciare le famiglie.

Povertà educativa e coesione sociale

La povertà educativa non è solo economica, ma è soprattutto mancanza di opportunità. “Poiché proprio la fascia dell’educazione 0-6 è quella con maggiore difficoltà di accesso, diventa il luogo in cui invece si potrebbe manifestare e lavorare maggiormente sulla dispersione. Inoltre questa è l’unica fascia di età in cui la famiglia può entrare dentro la scuola. Quindi lavorare sullo 0-6 significa lavorare non sull’emergenza educativa, ma sulla prevenzione” spiega ancora Campolo.

Il lavoro della FISM

La FISM Federazione Italiana Scuole Materne è attiva sui temi dell’educazione e in particolare della dispersione scolastica e della povertà educativa: “Come FISM siamo molto impegnati su questo argomento, infatti siamo anche inseriti in un tavolo inter istituzionale con altre 15 associazioni che si occupano di educazione, istruzione e famiglia e insieme stiamo lavorando a un dossier da sottoporre alla Commissione Cultura del Senato, un dossier che è fermo dal 2022 e che parla proprio del sostegno della comunità educante. Infatti una delle criticità maggiori comunque alla dispersione scolastica e alla povertà educativa è l’assenza di una rete sociale di sostegno”.

Intervista integrale ad Angela Campolo della FISM

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