Deforestation Inc., lo scandalo delle certificazioni di sostenibilità che non fermano la deforestazione

Deforestation Inc., l’inchiesta sulle certificazioni di sostenibilità che non fermano la deforestazione

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Un’inchiesta Icij, L’Espresso e IrpiMedia svela il finto ecologismo e il greenwashing che si cela dietro alle certificazioni di sostenibilità. Nel mirino almeno 347 società, accusate di gravi violazioni ambientali.

L’inchiesta Deforestation Inc., coordinata dall’Icij (International Consortium of Investigative Journalists), ha coinvolto oltre 140 giornalisti di 40 testate internazionali da 27 paesi. Per l’Italia ci sono L’Espresso e IrpiMedia.

Il focus dell’inchiesta è la deforestazione a livello globale che continua a distruggere le foreste di tutto il mondo, grazie anche a certificazioni di sostenibilità carenti o inefficaci utilizzate da molte aziende che fanno così greenwashing, illudendo i consumatori.

Deforestation Inc, l’inchiesta sul greenwashing delle certificazioni verdi

Le cosiddette “certificazioni verdi” legate alla deforestazione sono ovviamente finite nel mirino delle indagini condotte dal team di giornalisti. Infatti, come si legge su L’Espresso: “Le certificazioni verdi sono diventate una vera e propria industria, che a livello mondiale vale dieci miliardi di euro all’anno.”

Le certificazioni di sostenibilità sui prodotti forestali nascono negli anni ’90 vista l’impossibilità di creare accordi internazionali per arginare la deforestazione. Le più importanti sono Forest Stewardship Council (FSC), e Programme for the Endorsement of Forest Certification (PEFC), ma negli anni ne sono nate molte altre. Hanno però due problemi strutturali, evidenziati dall’inchiesta: “vengono rilasciate da società private, selezionate dalle stesse aziende interessate”, quindi l’azienda controlla chi dovrebbe controllarli, “e succede molto raramente che le società di certificazione vengano chiamate a rispondere delle omissioni o addirittura delle false attestazioni contenute nei loro rapporti di sostenibilità, redatti per conto dei clienti.”

Occorre ricordare che le certificazioni ecologiche non sono obbligatorie. Perché allora sempre più aziende si accaparrano più “bollini green” possibile?

La risposta risiede proprio nella crisi climatica, che le ha rese fondamentali per pubblicizzare i prodotti. Una garanzia per il consumatore che acquistando articoli col marchio verde, che siano pannolini, risme di carta o bare (sì anche su quelle si può scegliere “green”, pensano di non contribuire ad attività illegali legate al disboscamento del Pianeta. A quanto pare però, non sarebbe così.

Deforestation Inc, foreste distrutte ma con l’etichetta eco

Le società accreditate per la certificazione ambientale, al centro dell’inchiesta, non negano che ci siano stati dei problemi, ma affermano che tutto sommato le certificazioni hanno contribuito a migliorare la tutela delle foreste in tutto il mondo: “Ai critici che sostengono che la certificazione sia semplicemente un’operazione di greenwashing, vorrei replicare che scambiano l’eccezione con la regola” spiega Linda Brown, co-fondatrice della Scs Global Services degli Stati Uniti.

Delle eccezioni citate dalla Brown però, ne sono state trovate ben 347, tutte società condannate o accusate di aver svolto attività distruttive delle foreste.

 

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