Brutte notizie per colossi del fast fashion come Shein e Temu. In Francia è stata approvata dal Senato una legge per regolamentare i giganti della moda low cost.
Il Senato francesce ha adottato martedì 10 giugno una proposta di legge destinata a limitare la crescita incontrollata del fast fashion, sanzionando le aziende di moda “ultra-veloce” criticate per il loro impatto ambientale e vietandone le pubblicità. La Francia si candida così a diventare uno dei primi Paesi europei a legiferare in modo decisivo contro i meccanismi più dannosi del fast fashion.
La legge è stata approvata con 337 voti a favore e uno solo contrario. Il testo passerà ora all’esame di una commissione congiunta di senatori e deputati a settembre. La legge dovrà essere notificata anche alla Commissione europea per garantirne la conformità con i regolamenti dell’Ue.
Il Senato ha modificato la legge per colpire i siti web asiatici Shein e Temu, mentre sono stati esclusi marchi francesi ed europei come Zara, H&M e Kiabi. I gruppi ambientalisti hanno, infatti, criticato per questo il disegno di legge, definendola “un’occasione mancata“, come ha dichiarato Pierre Condamine, responsabile della campagna di Friends of the Earth France.
Cosa prevede la legge contro il fast fashion
Una delle novità che ha fatto più discutere riguarda l’introduzione di una tassa, compresa tra 2 e 4 euro, su ogni piccolo pacco spedito da aziende con sede fuori dall’Unione europea.
Chi produce abbigliamento inquinante dovrà pagare un contributo ambientale proporzionato, che potrebbe arrivare a 10 euro per articolo entro il 2030. Inoltre, sarà vietata ogni forma di pubblicità legata alla moda ultra-rapida, comprese le sponsorizzazioni affidate agli influencer, che potranno essere sanzionati in caso di promozione diretta. Le piattaforme di vendita online dovranno informare i consumatori sull’impatto ambientale dei capi acquistati.
La legislazione introduce anche un sistema di eco-score che valuterà l’impatto ambientale dei prodotti venduti dalle aziende di fast fashion, comprese le emissioni, l’uso delle risorse e la riciclabilità.
Particolarmente presa di mira è la piattaforma Shein e i suoi prodotti tessili economici e costantemente aggiornati, accusati di vendere abbigliamento altamente inquinante prodotto in condizioni di lavoro deplorevoli. “Non voglio far pagare un solo euro alle aziende che hanno negozi in Francia e contribuiscono così alla vitalità economica delle nostre regioni”, ha affermato la senatrice Sylvie Valente Le Hir, relatrice del disegno di legge per il partito Les Républicains. La visione dei senatori è stata criticata da Shein: “Alla fine ci ritroviamo con una legge anti-Shein e anti-clienti. Questa legge, se approvata, penalizzerà direttamente i portafogli dei nostri clienti e ridurrà drasticamente il loro potere d’acquisto”, ha lamentato Quentin Ruffat, portavoce dell’azienda in Francia.
La situazione in Italia contro il modello fast fashion
Ma in Italia sarebbe possibile tassare i brand di fast fashion per i loro prodotti?
“Credo sia molto difficile far passare un messaggio di questo tipo quando in Italia ancora non c’è la consapevolezza che abbiamo un grosso problema. –afferma a TeleAmbiente l’onorevole Emma Pavanelli, portavoce MoVimento 5 Stelle alla Camera dei deputati Commissione attività produttive – Mancano delle normative che stiamo aspettando da alcuni anni. Non c’è ancora questo concetto nell’immaginario collettivo, questo senso di avere una responsabilità. Uno pensa, voglio acquistare un paio di jeans perchè me lo dovresti vietare o incrementare i costi? Serve che i media ne parlino, anche se siamo in ritardo rispetto ad altri paesi come l’Inghilterra e la Francia“.
E aggiunge: “Queste imprese devono comunque prendere una decisione, essere molto più sostenibili, specie con i diritti dei lavoratori. E’ importante anche per il consumatore sapere che quello che acquista sia stato fatto con criteri di legalità e sostenibilità ambientale, e che non abbia un fine vita nell’inceneritore, ma un recupero delle materie prime seconde”.
Per conoscere l’impatto del fast fashion GUARDA il nostro speciale.