Qual è il futuro della Politica Agricola Comune? La domanda quanto mai attuale viene posta da Federcasse e Confcooperative in un convegno che ha riunito le principali associazioni di settore al fine di individuare una strategia capace di permettere al settore primario di rafforzarsi.
Sullo sfondo i dazi imposti all’Unione europea dagli Stati Uniti di Trump e il nuovo accordo commerciale con i paesi Mercosur, due nuove realtà che impongono una rimodulazione delle politiche per l’agricoltura.
Maurizio Gardini, Presidente di Confcooperative ha dichiarato aTeleAmbiente: “Abbiamo voluto sollecitare un incontro, un momento di approfondimento, non solo per fare dell’analisi. È chiaro che è un momento di preoccupazione, è un momento di incertezza, ma è un momento anche di opportunità che vogliamo cogliere in un dialogo, in un confronto con le nostre istituzioni, tutte a livello comunitario, a livello nazionale, pensando anche al ruolo attivo che il governo sta portando avanti nella relazione con l’Europa e poi con le regioni che sono il punto terminale della caduta delle politiche sul territorio. Vogliamo costruire una sorta di laboratorio
dove insieme condividere proposte, proposte forti che salvaguardino le nostre filiere, che salvaguardino il nostro posizionamento e che soprattutto riescano a salvaguardare l’autosufficienza alimentare italiana quali quantitativa, perché più che mai oggi forse è in discussione anche l’aspetto quantitativo.”
Ha partecipato al convegno il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida: “L’Italia sul Mercosur ha assunto un atteggiamento fin dall’inizio molto chiaro. Noi non abbiamo visioni pregiudiziali, ovviamente siamo per l’apertura di nuovi mercati come paese esportatore. Ciò non vuol dire però accettare che i nostri produttori debbano essere in concorrenza con situazioni di mercato che mettono in condizione altri di avere costi di produzione estremamente più bassi, non dovuti all’efficientamento delle imprese, ma a regole diverse dalle nostre.”
“Noi – continua Lollobrigida- abbiamo nella sostenibilità ambientale un elemento forte all’interno del sistema produttivo, altri non ce l’hanno. Noi abbiamo nei diritti dei lavoratori un pilastro che altri tengono in considerazione in maniera estremamente meno attenta. Questo significa che quando l’Europa si apre a dinamiche di mercato ad accordi di carattere commerciale deve garantirsi. E dall’inizio sul Mercosur noi abbiamo detto che il nostro si era condizionato ad alcuni elementi che andiamo a ritrovare in gran parte nel presupposto, nella fase di adozione di questo documento da parte della Commissione che prevede però a fianco alcuni elementi di garanzia per il mondo agricolo. Uno dal punto di vista economico con più di 6 miliardi stanziati per affrontare le eventuali distorsioni di mercato che possano aggredire alcuni settori del sistema agricolo. Abbiamo un cosiddetto freno a mano che permette di evitare quando esistono anche in una sola nazione delle problematiche di abbattimento dei prezzi dovute a importazioni dall’area del Mercosur che si possa frenare e quindi tornare alla situazione precedente a quella prevista nell’accordo.”
“L’Europa non può permettersi di rinunciare ad una politica agricola comunitaria. La proposta della Commissione rischia invece di smantellare il principale pilastro della casa comune dell’Unione. L’inserimento delle risorse agricole in un fondo unico segna infatti la fine di una politica agricola comune e prevede anche una riduzione delle risorse dedicate. Questo perché si introduce la prospettiva per cui ogni Stato membro utilizzi un proprio plafond predisponendo piani di sostegno all’agricoltura nazionali, pur se soggetti ad una approvazione comunitaria, con l’inevitabile conseguenza di distorsioni competitive interne tra Stati membri all’interno dell’Unione Europea”. Ja dichiarato il presidente di Fedagripesca Confcooperative, Raffaele Drei, intervenendo al convegno