Glifosato, continua la battaglia delle Ong contro l'erbicida

Glifosato, continua la battaglia delle Ong contro l’erbicida

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Il glifosato torna al centro del dibattito in Europa. Le Ong continuano la battaglia contro la decisione europea di continuare a consentire l’utilizzo del controverso erbicida in agricoltura.

Dopo il rinnovo per altri 10 anni autorizzato dall’Unione europea nel 2023, un consorzio di Ong, composto da Pesticide Action Network (PAN) EuropeGénérations futuresPAN GermanyPAN NetherlandsGlobal2000 e Client Earth, ha inviato a gennaio 2024 all’esecutivo europeo una richiesta formale di “riconsiderazione” della decisione sull’uso del diserbante in agricoltura. La richiesta di sospensione presentata dalle Ong è stata respinta a settembre 2024. Secondo l’Ue, infatti, le valutazioni del rischio del 2017 e del 2023 concludono che il glifosato non presenta rischi significativi per la salute.

La decisione europea non ha fermato le associazioni ambientaliste che, lo scorso dicembre, hanno annunciato il ricorso alla Corte di giustizia dell’Unione europea per contestare la decisione della Commissione di estendere l’autorizzazione del glifosato fino al 2033.

Questa volta è il collettivo Pesticide Action Network (PAN) Europe a rivolgersi alla Corte, insieme a diversi suoi membri come ClientEarth e Générations Futures e alle sue filiali nei Paesi Bassi e in Germania.

Le Ong accusano la Commissione europea di essere “venuta meno al suo dovere di proteggere la salute pubblica” con la proroga all’uso del glifosato.

“Numerosi studi scientifici stabiliscono chiaramente un legame tra il glifosato e gravi effetti negativi, come il cancro e, potenzialmente, malattie neurologiche nei bambini”, afferma Angeliki Lysimachou, uno dei leader di PAN Europe. Il gruppo critica la Commissione per aver “rifiutato le prove scientifiche e trascurato la ricerca innovativa sul cancro”.

Il ricorso è un passo importante verso un cambio di rotta da parte dell’Ue, ma per arrivare ad una decisione potrebbe volerci molto tempo. Secondo PAN Europe, la procedura potrebbe essere lunga, con un’udienza prevista per la fine del 2026. Angeliki Lysimachou ritiene che la Commissione di giustizia dell’Unione europea potrebbe decidere di esaminare contemporaneamente il ricorso delle associazioni francesi e quello delle ONG europee.

Glifosato, perché è dannoso per ambiente e salute

Il glifosato è un pesticida ampiamente utilizzato in agricoltura, specialmente negli erbicidi. Nel 2015 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato la sostanza come “probabilmente cancerogena” (categoria 2A).

Nella stessa lista sono presenti anche il DDT, le carni rosse, le emissioni prodotte dal fuoco dei camini domestici alimentati con biomasse. In pratica, spiega l’AIRC, si tratta di sostanze per cui ci sono prove limitate di cancerogenicità sull’uomo, ma dimostrazioni più significative nei test con gli animali.

Gli studi epidemiologici sui possibili danni del glifosato negli esseri umani hanno segnalato la possibilità di un aumento del rischio di sviluppare linfomi non-Hodgkin negli agricoltori e nelle persone a contatto con questa sostanza.

Sempre nel 2015 l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha effettuato una valutazione tecnica dalla quale è emerso che “è improbabile che il glifosato costituisca un pericolo di cancerogenicità per gli esseri umani”. Un’affermazione alla quale sono giunte anche l’OMS e la FAO nella loro valutazione effettuata nel 2016.

Nonostante le rassicurazioni, gli enti hanno comunque previsto delle misure di cautela, come il divieto di utilizzare il glifosato in aeree densamente popolate o la necessità di riesaminare i livelli massimi di residui di questa sostanza che per legge possono essere presenti dentro e sopra gli alimenti.

Per quanto riguarda i danni all’ambiente, è il report dell’Ispra a spiegare che l’erbicida è una delle principali cause di contaminazione delle acque in Italia e che interferisce con l’equilibrio ecologico di fiumi e laghi.

A scagliarsi contro il glifosato è anche Greenpeace, che ha ribadito gli effetti negativi della sostanza sulla fauna selvatica e sulle api. L’erbicida può agire sul microbiota intestinale di queste ultime, rendendole più vulnerabili alle malattie e influendo sulla loro riproduzione e sul sistema nervoso.

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