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Inquinamento atmosferico, lo studio: “Causa anche depressione”

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Non solo malattie ‘tradizionali’, l’esposizione prolungata ad alcuni inquinanti aumenta il rischio di peggiorare la salute mentale e le funzioni cognitive nella popolazione più adulta.

Non solo malattie cardio-vascolari, respiratorie o tumorali. L’inquinamento atmosferico, in caso di esposizioni prolungate, può favorire anche un aumento del rischio di depressione. Una conseguenza difficilmente immaginabile, eppure possibile, come ha confermato uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Harbin, in Cina, e della Cranfield University, nel Regno Unito.

Pubblicato su Environmental Science and Ecotechnology, il lavoro dei ricercatori cinesi e dei colleghi britannici è uno studio di coorte, cioè un’analisi prolungata nel tempo su oltre 12.000 persone sane (dai 45 anni d’età in su) residenti in Cina, e sugli effetti subiti nel corso dell’esposizione agli inquinanti atmosferici più noti e più pericolosi. I primi monitoraggi sono stati svolti tra il giugno 2011 e il marzo 2012, mentre i seguenti follow-up, sono stati condotti nel 2013, 2015, 2018 e 2020. Il monitoraggio continuativo è stato svolto tramite alcuni questionari e grazie agli strumenti e alla metodologia di CHARLS (acronimo di China Health and Retirement Longitudinal Study), sistema di ricerca che consente di analizzare il benessere psico-fisico della popolazione più adulta e anziana della Cina. Questo strumento ha consentito di analizzare la salute, anche mentale, delle persone intervistate, tenendo conto di ogni possibile fattore: dalla distanza rispetto a fonti di inquinamento alle abitudini alimentari, passando per il sesso o lo stile di vita (stato civile, reddito annuo, attività fisica, fumo, alcol, ore di lavoro, modalità di spostamento, ecc.).

In particolare, stando ai risultati delle analisi, ci sarebbero tre sostanze, gia di per sé molto pericolose per la salute, che possono contribuire anche all’insorgenza della depressione. Si tratta del particolato fine (PM2,5), del monossido di carbonio (CO) e soprattutto dell’anidride solforosa (SO2), che da sola impatta nel 40% dei casi emergenti di depressione. I ricercatori hanno scoperto che, se presenti contemporaneamente nell’atmosfera, l’esposizione prolungata a questi tipi di inquinanti può far aumentare ulteriormente il rischio di depressione. Un altro inquinante tenuto in considerazione dagli autori dello studio è il PM10, che però sembra avere un impatto minore rispetto agli altri anche sul piano della salute mentale e delle funzioni cognitive.

La conclusione a cui sono giunti i ricercatori collega due grandi temi, ma anche due delle più grandi sfide globali del presente e del futuro: la tutela dell’ambiente e la salute mentale, troppo spesso bistrattate o ignorate. Non solo: le analisi non si sono concentrate solo ed esclusivamente sulle diagnosi di depressione, ma anche su tutta una serie di funzioni cognitive che, nei casi più gravi di esposizione prolungata a fonti di inquinamento, sono risultate alterate rispetto al passato. Tra l’altro, lo studio di coorte, con i suoi follow-up svolti nel corso degli anni, ha consentito di notare, tra le persone più esposte all’inquinamento atmosferico, anche disturbi del sonno e, nei casi più gravi e in particolare tra i soggetti più anziani, un netto peggioramento delle capacità ADL e IADL (cioè la capacità di compiere azioni semplici, tipiche e frequenti nella vita quotidiana, come lavarsi, vestirsi, cucinare, mangiare, svolgere faccende domestiche o usare il telefono, solo per citarne alcune).

I nostri risultati sottolineano la necessità critica di una gestione integrata della qualità dell’aria per migliorare la salute fisica e mentale. In tutto il mondo ci sono milioni di persone esposte a una qualità dell’aria insufficiente, ed è necessario adottare controlli più severi e interventi mirati sull’inquinamento” – hanno spiegato gli autori dello studio, che tuttavia ne riconoscono alcuni limiti, a cominciare da quelli geografici, e per questo suggeriscono di effettuare studi analoghi in altre zone del mondo e con campioni di persone, se non più numerosi, più eterogenei per provenienza geografica, sociale e anagrafica – “Ridurre i livelli di anidride solforosa (SO2) e di altre sostanze nocive potrebbe alleviare in modo signficativo il peso della depressione sulla salute pubblica, in particolare tra le persone più vulnerabili o suscettibili, come gli adulti di mezza età o gli anziani“.

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