Pesca, in 10 anni 2 miliardi di danni a causa della crisi climatica

Pesca, in 10 anni 2 miliardi di danni a causa della crisi climatica

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2 miliardi in 10 anni, a tanto ammonta il danno creato dal cambiamento climatico in termini di mancate catture e danni infrastrutturali per la pesca italiana.

Il riscaldamento dei mari e la proliferazione di specie invasive, una fra tutte il granchio blu, mettono a rischio il futuro della pesca nel nostro Paese. A dirlo è un bilancio pubblicato da Fedragripesca – Confcooperative In occasione della Giornata Nazionale del Mare che si celebra ogni 11 aprile.
Il Mediterraneo, sottolinea l’associazione, si sta riscaldando il 20% più velocemente della media globale, con gravi conseguenze sulla migrazione di specie ittiche come tonni, sardine e acciughe, che si spostano in cerca di acque più fresche. Altro problema è costituito dalle specie alloctone, provenienti da altri mari: le stime prevedono che entro il 2050, una specie ittica su tre potrebbe essere aliena.

A ciò si aggiungono gli effetti degli eventi climatici estremi; tempeste e mareggiate sempre più violente danneggiano le imbarcazioni e riducono i giorni di pesca. Questi eventi “provocano pericolosi insabbiamenti delle imboccature dei porti, e le manutenzioni stentano ad arrivare”. Il risultato è che 7 porti pescherecci su 10, precisa Fedagripesca, sono sempre meno sicuri, e questo riguarda quasi tutte le regioni costiere.

La somma di questi fattori ha portato negli ultimi 10 anni a perdere il 30% delle giornate di pesca. Il settore ittico “vale 1,5 miliardi di euro l’anno e dà lavoro a oltre 30.000 persone, tra pescatori, lavoratori dell’indotto e cooperative, che rappresentano oltre l’80% dei produttori ittici italiani”.

L’associazione sottolinea la necessità di investire di più in ricerca per studiare il mare che cambia e fornire alle imprese strumenti adeguati per adattarsi, evitando di rincorrere continue emergenze. “Dobbiamo fare i conti – afferma Tiozzo, vicepresidente di Confcooperative Fedagripesca – con il clima che cambia. Serve un impegno condiviso per mitigare i fattori che accelerano questo processo. Ma è cruciale – conclude Tiozzo – comprendere ciò che avviene nelle nostre acque. E in questo, la ricerca è determinante”.

L’emergenza Granchio Blu 

Riguardo la moria di vongole e cozze causate dalla proliferazione del granchio blu, specie autoctona che si è riprodotta in modo incontrollato a causa del riscaldamento delle acque del mediterraneo, l’Italia ha varato un piano di intervento: il “Piano di intervento per contenere e contrastare il fenomeno della diffusione e della proliferazione della specie granchio blu” è il risultato della collaborazione tra il Commissario Straordinario per il Granchio Blu, Enrico Caterino, il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida e il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin.

Il Piano vuole salvare il settore messo in ginocchio dal granchio. Sebbene si tratti di una specie autoctona, le temperature elevate degli ultimi anni hanno permesso al granchio blu di riprodursi a dismisura e divorare quasi il 100% di cozze e vongole nostrane. Entro l’estate sarà possibile valutare l’efficacia delle nuove misure per fare un primo bilancio.

ISPRA, Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), CREA, Capitanerie di Porto ed Enti territoriali delle regioni più colpite dall’emergenza collaboreranno per la messa in campo degli interventi.

A margine dell’incontro di presentazione del Piano, il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha dichiarato ai microfoni di TeleAmbiente: “Abbiamo lavorato in questi anni sostenendo le azioni che venivano proposte per affrontare un fenomeno nuovo. Abbiamo lavorato poi con i centri di ricerca, con tutti quelli che potevano contribuire alla redazione di un piano che fosse efficace sia per il rilancio delle attività di acquacoltura che per noi sono fondamentali, in particolare ovviamente l’allevamento della vongola verace, sia per utilizzare il granchio blu ai fini di crescita economica e sviluppo, anche attraendo investimenti esteri molto interessati a questo prodotto. Oggi l’incontro con le associazioni, con le amministrazioni di carattere locale e regionale ha decretato il successo del sistema Italia perché di questo dobbiamo parlare. Quando si lavora insieme si lavora meglio, si ottiene di più, si risparmiano fondi o si utilizzano al fine di far crescere la ricchezza e non solo per tamponare i problemi.

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