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PFAS nelle padelle antiaderenti, test e materiali alternativi. Quali scegliere?

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PFAS nelle padelle antiaderenti, test e materiali alternativi. Quali scegliere? Una rivista francese ha analizzato alcuni tra i marchi più famosi. 

Padelle e pentole sono essenziali in ogni cucina. Frittate, contorni, crepes, primi e secondi piatti, questi strumenti ci aiutano a preparare pasti gustosi ogni giorno, perciò è importante sceglierli bene. Tra gli elementi da considerare nella scelta c’è la presenza di possibili sostanze nocive, come i PFAS. I cosiddetti “inquinanti eterni”, infatti, possono rientrare nella composizione di pentole e padelle antiaderenti, quelle più apprezzate per cucinare.

Il gruppo di sostanze chimiche che comprende il politetrafluoroetilene (PTFE), detto anche Teflon, e il PFOA, è conosciuto per avere proprietà idrorepellenti, oleorepellenti ed essere resistente alle alte temperature. Alcune di queste sostanze, tra cui il PFOA, sono state classificate dall’IARC come “potenzialmente cancerogene”. Essendo interferenti endocrini, i PFAS possono interferire con la fertilità e i livelli di colesterolo e aumentare il rischio di alcuni tumori.

Secondo l’AIRC, cucinare con padelle e pentole antiaderenti non è di per sé pericoloso ma valgono delle regole di base per utilizzare adeguatamente le padelle ed evitare di entrare a contatto con sostanze potenzialmente tossiche. È bene quindi: acquistare prodotti di qualità, leggere le istruzioni fornite dal produttore e buttare via le padelle quando il rivestimento è rovinato.

Districarsi nella scelta della pentola perfetta, però, non è semplice. Non basta affidarsi al fatto che un prezzo alto sia sinonimo di qualità e assenza di sostanze pericolose. Come dimostra il test della rivista francese Que Choisir, anche tra i marchi costosi si possono nascondere i PFAS.

PFAS, presenti in tutti i marchi testati, ma in quantità diversa

Il magazine ha effettuato un’indagine sui PFAS contenuti nelle padelle antiaderenti dei marchi leader del settore (De Buyer, Cristel, Tefal, Beka), ma anche di quelli più economici (Carrefour, E.Leclerc, Ikea, Lidl).

Nel test, effettuato su 8 padelle in Teflon e una in ceramica, sono stati cercati 70 tipi di PFAS. In tutti i campioni è stata rilevata la presenza degli inquinanti eterni, anche se in quantità differenti.

Le padelle sono state analizzate prima dal rivestimento nuovo, poi da quello riscaldato per 10 minuti e tutte rispettano le normative vigenti. I livelli registrati di PFOA, PFOS, C9-C14 PFCA nel rivestimento sono infatti ben inferiori a 25 µg/kg. La rivista però, avverte che è necessario andare oltre questi dati: “perché queste norme non sono molto restrittive. Si tratta di una manciata di PFAS sugli oltre 4.000 esistenti”.

Tra i marchi testati, Tefal Ingenio è la padella che ne contiene di più (11), ma Beka e De Buyer (le più costose del gruppo) sono finite in fondo alla classifica. Come mai? Que Choisir le ha etichettate come peggiori perché nel loro rivestimento contengono almeno un PFAS considerato pericoloso. Si tratta di PFBS (acido perfluorobutansolfonico) per il primo marchio e PFHxA (acido perfluoroesanoico) per il secondo.

La padella Homeside di E.Leclerc è quella che invece contiene meno sostanze per e-polifluoroalchiliche ed è stata classificata con due stelle (bene). Nessuno dei modelli analizzati ha raggiunto le tre stelle (molto bene).

Le padelle senza PFAS, comunque, esistono. La catena Coop Danimarca le vende dal 2014. Gli strumenti per cucinare non sono gli unici prodotti privi di “inquinanti eterni”: nel supermercato danese si trovano anche imballaggi in carta e cartone, cosmetici e prodotti per l’igiene personale, prodotti tessili, capispalla, scarpe, tessili per la casa.

Padelle senza PFAS, le alternative al Teflon

Oltre al Teflon, le padelle vengono realizzate con materiali alternativi, altrettanto performanti e che non dovrebbero contenere PFAS. Si tratta di ghisa, acciaio inox e rame, tutti e tre privi di rivestimenti antiaderenti.

Anche se questi materiali sono considerati più sicuri, non c’è l’assoluta certezza che non possano contenere tracce del gruppo di sostanze chimiche. Il test di Que Choisir, infatti, aveva trovato alcuni “inquinanti eterni” anche in una padella in ceramica, seppur in quantità più basse.

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