“Mantenere, riparare e continuare a indossare i nostri vestiti in maniera diversa è l’unico modo con cui possiamo rispettare le cose che possediamo, ma anche le persone che le fanno e le risorse da cui provengono”. Intervista a Orsola de Castro, stilista e cofondatrice di fashion Revolution.
Moda, sostenibilità e upcycling, tre passioni che l’hanno resa una delle principali attiviste del settore. Orsola de Castro ha fondato con Carry Somers Fashion Revolution, subito dopo la tragedia del crollo del Rana Plaza nel 2013, un movimento che invita le aziende a garantire migliori condizioni per i lavoratori, salari adeguati, trasparenza sulla provenienza dei materiali e maggiore sostenibilità.
Pioniera dell’upcycling con il suo marchio From Somewhere nato nel 1997, cofondatrice nel 2006 di Estethica, un’iniziativa per dedicare spazio alla moda etica all’interno della London Fashion Week, autrice del libro “Love Clothes Last“, “I vestiti che ami vivono a lungo. Riparare, riadattare e rindossare i tuoi abiti è una scelta rivoluzionaria” (Corbaccio 2021).
Il libro parla di ndustria della moda ma, soprattutto, spiega come prendersi cura dei vestiti, conservarli, ripararli, come, prendere in mano ago e filo, possa trasformare qualcosa che altrimenti saremmo costretti a gettare via.
“Il libro è una lettera d’amore ai vestiti. Ho dovuto anche raccontare l’industria e soffermarmi su una serie di informazioni e raccontare una storia diversa perchè ho scritto questo libro nel 2019 e si sapeva molto meno. Ho dovuto raccontare il motivo per il quale mantenere, riparare e continuare a indossare i nostri vestiti in maniera diversa è, effettivamente, l’unico modo con cui possiamo rispettare non solo il nostro armadio e le cose che possediamo, ma anche le persone che le fanno e le risorse da cui provengono“, spiega a TeleAmbiente Orsola de Castro.
“La cosa più emozionante per me è che il libro racchiude anche molte delle mie memorie, i miei vestiti e le cose che questi mi hanno insegnato, ma anche il mio stile. Amo da sempre andare in giro con i vestiti rotti che poi riparo da me. Un libro irriverente che racconta l’industria sia da un punto di vista tecnico, sia da un punto di vista molto intimo. – afferma Orsola – Io non voglio distruggere un’industria, io voglio parlare di vestiti, perchè mi piacciono moltissimo, perchè per me sono non solo una forma d’espressione emotiva, ma anche politica“.
E aggiunge: “La moda è sempre stata considerata un’industria frivola, probabilmente perchè veste soprattutto donne. Ma è tutto meno che frivola. Si tratta di un’industria estremamente profonda, che tratta del nostro genio, che parla di capacità e innovazione impressionanti, e che parla di un sistema che ha perso completamente sia l’efficienza che il buon senso“.
Il lusso oggi: margini sconfinati per un prodotto scadente
Una borsa Hermès, Louis Vuitton o Prada può arrivare a costare anche centinaia di migliaia di euro, un prezzo che viene “giustificato” per la qualità dei materiali impiegati e per la lavorazione artigianale che c’è dietro. Ma è davvero così?
“Tutta l’industria si è spostata su altri lidi, ha cominiciato a produrre al di fuori della nostra struttura che, in un certo senso, proteggeva sia risorse che lavoratori. Quando il lusso si è accorto di che cosa era possibile, ha sfruttato la possibilità, sono stati i primi ad andare anche loro in nuovi territori a sfruttare risorse e lavoratori per proporci un prodotto appena meno caro del lusso, ma con dei margini sconfinati. Questo è il lusso che conosciamo oggi: margini sconfinati per un prodotto scadente“, ha dichiarato in un’intervista a TeleAmbiente Orsola de Castro.
Il mondo della moda è diventato un business che non guarda in faccia a nessuno, un business che non guarda le mani di nessuno, non guarda chi lo fa e chi lo compra”. E aggiunge: “Dopo aver detto questo veramente per decenni, lo sto vedendo salire a galla in questi ultimi giorni. Ma anche mesi fa, quando determinati fashion brands sono stati scoperti che producevano in sweatshop cinesi nel Nord d’Italia. E adesso stiamo vedendo la vendetta degli operatori in Cina, che ci stanno raccontando la storia cosi com’è. Noi lo sappiamo, lo abbiamo sempre saputo. Evviva che si sia scoperto“.