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Vino, l’inchiesta di Report sulla standardizzazione e sull’uso di pesticidi e diserbanti

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Nel servizio, viene intervistato anche Nevio Scala: dalla panchina alla cantina, l’ex allenatore di calcio oggi guida un’azienda e ha scelto la strada della sostenibilità.

La produzione di vino in Italia al centro di un’inchiesta di Report, in onda questa sera dalle 20.55 su Rai 3. Si parla, innanzitutto, del fenomeno della standardizzazione in fase di produzione: realizzare ogni anno un vino che abbia sempre le stesse identiche proprietà e la stessa gradazione alcolica non è affatto semplice. E chi produce con metodi biologici o sostenibili lo sa benissimo.

La standardizzazione è la produzione, generalmente in grandi volumi, di un prodotto facilmente riconoscibile dai consumatori (ma in questo caso, anche dai sommelier). A spiegarlo, in un’intervista, è il produttore Piero Riccardi, proprietario delle Cantine Riccardi Reale. “Ci sono alcuni marchi DOC blasonati in cui colleghi che fanno vini naturali sono stati dichiarati non conformi agli standard che la commissione di assaggio doveva rispettare“.

Il fenomeno della standardizzazione nel settore del vino sembra essere aumentato con l’ingresso delle multinazionali. Non è però di questo avviso Riccardo Cotarella, presidente dell’Assoenologi. “Le multinazionali non hanno nulla a che vedere con la standardizzazione. Il compito del lievito è di trasformare gli zuccheri in alcol, alcuni lieviti estraggono dal mosto sensazioni più forti ricavando caratteri positivi e negativi dall’uva” – spiega Cotarella – “Sta agli enologi decidere quali utilizzare, è l’uva che dà la personalità al vino“.

 

Alcuni lieviti, tra l’altro, sono disponibili nel mercato internazionale per essere acquistati e produrre vini che, alla fine, rischiano di aver poco a che fare con le caratteristiche naturali dei vitigni. Senza contare l’utilizzo di pesticidi e diserbanti. Nevio Scala, ex allenatore di calcio (molti ricorderanno i suoi successi al Parma negli anni ’90), oggi è produttore di vino insieme al figlio e ha scelto la via della sostenibilità.

 

Dopo il ritiro dal calcio, ho fondato la mia azienda agricola. Nel 2013 mio figlio Claudio mi propone di piantare alcune viti, inizialmente ero contrario ma dopo due anni abbiamo fatto la prima vendemmia e abbiamo eliminato diserbanti e pesticidi” – racconta Nevio Scala – “Questo ci ha dato grandissime soddisfazioni, è stato emozionante rivedere i lombrichi nel terreno dopo tanto tempo, è come riavere la stessa terra che ci hanno lasciato in eredità i nostri padri“.

Lasciamo crescere spontaneamente erbe e fiori, come l’orecchio di lepre, il tarassaco e i trifogli, che proteggono la vite da una serie di malattie” – mostra con orgoglio Claudio, il figlio di Nevio Scala – “Ogni anno cerchiamo di sperimentare vari tipi di corroboranti o di coadiuvanti, come distillati di legno o l’olio essenziale di arancio“.

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