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Terremoto in Afghanistan, nuove forti scosse. Oltre 2.200 morti

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Lo sciame sismico, con diverse scosse di magnitudo superiore a 5, prosegue. Diverse zone restano ancora isolate sin da domenica scorsa, quando il terremoto più forte, di magnitudo 6, ha colpito l’Est del Paese. 

L’Afghanistan senza pace. Dopo il violento terremoto di magnitudo 6 che ha colpito l’Est del Paese nella tarda serata di domenica 31 agosto, è in corso uno sciame sismico di notevole intensità, con decine di scosse avvertite distintamente dalla popolazione anche a diversi chilometri di distanza e alcune delle quali di intensità potenzialmente distruttiva.

Solo nella notte tra giovedì 4 e venerdì 5 settembre, ci sono state almeno cinque scosse di terremoto di magnitudo pari o superiore a cinque. Uno sciame sismico lungo e intenso, se si considera anche che nel corso della giornata di giovedì, sempre nelle stesse zone, sono state registrate altre forti scosse, tra cui una di magnitudo stimata, secondo i vari centri sismologici nazionali e internazionali, tra 5.6 e 6.1. Al di là dell’incertezza sull’effettiva energia sprigionata dal sisma, indubbiamente è abbastanza per causare nuovi danni e crolli.

Dalle prime informazioni, le ultime scosse di terremoto avrebbero causato il ferimento di dieci persone, mentre continua a salire il bilancio complessivo delle vittime. Sin dalla scossa più forte, infatti, secondo l’Autorità afghana per la gestione delle catastrofi, i morti sono oltre 2.200, i feriti circa quattromila e gli edifici crollati sarebbero almeno settemila. Si tratta però di un bilancio ancora parziale e momentaneo, destinato ulteriormente ad aggravarsi, anche perché alcune delle zone più remote nei pressi degli epicentri dello sciame sismico non sono ancora state raggiunte e le nuove scosse potrebbero causare altri morti.

 

Alcuni villaggi restano ancora isolati a causa di frane e smottamenti, causati non solo dalle forti scosse degli ultimi giorni, ma anche dagli effetti di un’alluvione che poche ore prima del terremoto di magnitudo 6 aveva interessato l’Afghanistan orientale. La situazione resta molto delicata: nonostante la mobilitazione dei soccorsi a livello internazionale, con Stati e ong che si stanno prendendo carico degli aiuti umanitari, raggiungere alcune zone impervie appare impossibile. Tra coloro che hanno ancora una casa, c’è chi ha molta paura a farvi ritorno, nel timore di nuove scosse. Molti dormono all’aperto, nonostante le temperature che in queste zone di montagna sono rigide, specialmente di notte.

 

Sono diversi i fattori che rendono molto complicato portare i soccorsi. Una vera e propria combinazione di elementi avversi che, sommati, danno l’idea di una vera e propria catastrofe umanitaria: zone impervie e remote, molto difficili da raggiungere; frane e smottamenti continui, causati prima dalle alluvioni e poi dalle scosse di terremoto; uno sciame sismico che non si arresta; il regime dei talebani che complica il lavoro delle ong e delle organizzazioni internazionali, oltre ai tagli strutturali agli aiuti internazionali. Per questo motivo, la macchina dei soccorsi continua a muoversi molto lentamente, mentre all’emergenza strettamente legata al terremoto se ne sta sovrapponendo un’altra, di carattere sanitario.

 

Va ricordato che l’Afghanistan, specialmente nella zona orientale del proprio territorio nazionale, presenta una sismicità tra le più elevate al mondo, trovandosi nel punto di convergenza tra la placca eurasiatica e quella indiana. Secondo i più importanti sismologi al mondo, negli ultimi 125 anni, il Paese è stato teatro di ben dodici scosse di terremoto potenzialmente distruttive, di magnitudo pari o superiore a 7.

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