Il blackout del 28 aprile che ha colpito Spagna, Portogallo e parte della Francia ha riacceso il dibattito sulle rinnovabili. Nonostante le speculazioni, la causa del blackout va cercata altrove, principalmente nella struttura della rete elettrica e non nell’eccesso di energia verde.
Il blackout dello scorso 28 aprile che ha lasciato al buio e senza connessioni Spagna, Portogallo e parte della Francia ha riacceso il dibattito sul sistema energetico spagnolo e sulla transizione energetica in corso. E da più parti inizia ad avanzare l’idea che all’origine dell’interruzione dell’elettricità ci sia l’elevata penetrazione delle fonti rinnovabili nel mix energetico spagnolo. Ma è davvero così?
La volata spagnola verso le fonti energetiche rinnovabili
Negli ultimi anni, la Spagna è stata tra i Paesi europei più impegnati nella transizione energetica, puntando in particolare sull’eolico e sul fotovoltaico. Lo scorso 16 aprile, Red Eléctrica (che controlla e gestisce l’infrastruttura energetica spagnola), ha fatto sapere che quel giorno, per la prima volta nella storia, il fabbisogno elettrico del Paese era stato interamente coperto da fonti rinnovabili.
Un traguardo che mostra l’ambizione del governo di Madrid nell’abbandono delle fonti fossili che causano il cambiamento climatico.
E dunque, è stato proprio questo approccio duro alla transizione green a causare il blackout del 28 aprile?
Le rinnovabili sono responsabili del blackout? Sanchez: “No!”
La risposta arriva dal premier spagnolo Pedro Sanchez, che ha spiegato ai giornalisti che no, è impossibile che il blackout sia stato causato da un eccesso di produzione di energie rinnovabili.
Eppure, nonostante la chiara posizione di Sanchez, le speculazioni sono continuate. Soprattutto dopo la pubblicazione da parte di Red Eléctrica di un comunicato in cui spiegava che il blackout del 28 aprile è avvenuto in seguito a due cali di potenza verificatisi nel giro di cinque secondi, probabilmente legati alla produzione solare nella regione dell’Estremadura, nel sud-ovest del Paese.
Va però ricordato che al momento del blackout, l’elettricità immessa nel sistema proveniva da un mix di fonti decisamente eterogeneo: il 78% dell’elettricità immessa nella rete proveniva da fonti non fossili, tra cui fotovoltaico, eolico e nucleare, la restante parte da idrocarburi. Insomma, è chiaro che se la causa prima del blackout è stata un calo di potenza, la causa vera va ricercata nella struttura stessa della rete elettrica spagnola.
Tutta colpa (anche) dell’infrastruttura energetica
Il passaggio da un sistema basato sulle fonti fossili a uno fondato sulle rinnovabili richiede anche una profonda ristrutturazione dell’infrastruttura. Questo perché, ad esempio, la produzione rinnovabile è più dislocata rispetto a quella fossile. Ma anche perché i grandi impianti eolici e fotovoltaici devono essere posizionati lì dove vento e sole sono più presenti per poi trasportare l’energia generata su distanze più lunghe rispetto a quanto accadeva con la produzione fossile.
Se da una parte Madrid ha dimostrato di aver fatto enormi passi avanti nella produzione di energia pulita, dall’altra il potenziamento della rete non ha seguito lo stesso ritmo.
Nonostante tutto, gli esperti concordano sul fatto che si sia trattato di un evento eccezionale e isolato. E ribadiscono che la decarbonizzazione del sistema energetico resta una priorità imprescindibile per affrontare la crisi climatica.