Perché la legge contro il fast fashion in Francia è ancora in sospeso a un anno dalla sua approvazione? La campagna di Vestiaire Collective.

Moda, come sarà il futuro del Paese se non verrà approvata la legge contro il fast fashion?

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Perché la legge contro il fast fashion in Francia è ancora in sospeso a un anno dalla sua approvazione? La campagna di Vestiaire Collective.

Vestiaire Collective è la piattaforma globale per la rivendita di capi di seconda mano di moda di lusso che ha deciso di bandire dal suo sito oltre 60 marchi di fast fashion.

A pochi giorni dalla Giornata Internazionale della Terra, che ricorre ogni 22 aprile, la piattaforma di rivendita di oggetti di lusso ha pubblicato sul suo profilo Instagram delle immagini che mostrano pile di vestiti usati ammucchiate di fronte ad alcune delle istituzioni politiche più importanti al mondo, dal Senato francese al Campidoglio. Con queste immagini, Vestiaire Collective ha voluto veicolare un messaggio di emergenza, a dimostrazione di quanto il problema dello smaltimento degli scarti tessili coinvolga tutto il Pianeta.

“A livello globale, ogni anno mandiamo in discarica 92 milioni di tonnellate di rifiuti tessili. Ma cosa significa davvero? Ve lo spieghiamo noi. Queste montagne di vestiti indesiderati, e a volte mai indossati, potrebbero sembrare insondabili, ma questa è la realtà quotidiana di chi vive e lavora nelle discariche del Sud del mondo. La buona notizia è che esiste una soluzione: pensare prima e acquistare solo dopo, per contribuire a creare un futuro più sostenibile per la moda”, si legge sul post pubblicato dalla piattaforma.

 

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La campagna di Vestiarie Collective risulta particolarmente rilevante in Francia dove il disegno di legge contro il fast fashion, in seguito alla sua approvazione unanime all’Assemblea nazionale il 14 marzo 2024, è rimasto in sospeso, scomparendo dall’agenda del Senato.

La legislazione proposta, che mirava a frenare la distruzione ambientale e le pratiche di sfruttamento del lavoro associate alla moda veloce, includeva misure come l’imposizione di multe fino a 10 € per capo entro il 2030, oltre al divieto di pubblicità per i marchi di fast fashion.

In un momento in cui il 22% (quattro volte di più rispetto a qualche anno fa) delle consegne postali francesi proviene dalle piattaforme cinesi Shein e Temu, una legge del genere non è più solo importante ma è essenziale. Allora perché il governo francese ha deciso di spingere la legge contro la moda veloce in fondo alla pila?

Ufficialmente, il governo non si oppone al disegno di legge, ma sta aspettando che un singolo partito lo porti avanti”, spiega Anne-Cécile Violland, la deputata dell’Assemblea nazionale che ha avviato la legislazione. “Ciò significa che non vi è alcuna garanzia che il disegno di legge verrà registrato a breve”, ha aggiunto. “Il governo ci ha informato che avrebbe abbandonato la programmazione del disegno di legge senza fornire alcuna spiegazione, se non una ‘mancanza di tempo’“, ha affermato Sylvie Valente Le Hi,  politica francese e senatrice dell’Oise dal 2023.

Nonostante queste preoccupazioni, i sostenitori del disegno di legge francese contro la moda veloce affermano che continueranno a spingerlo. La Commissione per la pianificazione regionale e lo sviluppo sostenibile del Senato esaminerà il testo il 19 marzo e ha esortato il governo a garantire la sua inclusione nell’agenda del dibattito pubblico.

Vestiaire Collective esorta i leader francesi a rilanciare il disegno di legge anti-fast fashion

“Shein vince di nuovo“, scrive Fanny Moizant, co-fondatrice e presidente di Vestiarie Collective. Per la piattaforma di moda il colpevole di questo stallo nel disegno di legge anti-fast fashion francesce è Shein, il gigante cinese il cui modello di business si basa sulla vendita di capi di bassa qualità e a prezzi stracciati.

A dicembre, la piattaforma ha nominato l’ex ministro degli Interni francese Christophe Castaner nel suo comitato consultivo, una nomina che, secondo Fanny Moizant, ha avuto un impatto negativo sull’avanzamento del disegno di legge in diversi modi. Shein ha risposto rapidamente, affermando che il ruolo di Castaner era puramente consultivo ed esprimendo il suo “sostegno all’ambizione” del disegno di legge.

 

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“Oggi chiediamo al presidente francese Emmanuel Macron, al primo ministro François Bayrou, ad Agnès Pannier-Runacher, ministro della transizione ecologica, a Jean-François Longeot, presidente della commissione permanente per lo sviluppo sostenibile del Senato, ad Anne-Cécile Violland e Yaël Braun-Pivet, deputati dell’Assemblea nazionale francese, di rimettere all’ordine del giorno questa proposta di legge fondamentale”, affermano dall’azienda.

Rinviando il disegno di legge, Vestiaire Collective avverte che la Francia rischia di fallire sia nei suoi obiettivi ambientali, sia nel suo impegno verso pratiche commerciali etiche.

La Francia si è posizionata come leader nella moda sostenibile, con politiche passate a sostegno del riciclaggio tessile e della responsabilità estesa del produttore. Si prevedeva che il disegno di legge anti-fast fashion sarebbe stato un’altra pietra miliare, creando un precedente che altri paesi avrebbero seguito nella regolamentazione dell’impatto del settore. La sua stagnazione ora, però, invia un messaggio diverso: l’influenza aziendale può superare un’azione ambientale urgente.

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