Stati Generali dell'Informazione Ambientale, "Non si parli solo di crisi"

Stati Generali dell’Informazione Ambientale, “Non si parli solo di crisi”

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Cresce l’interesse per l’ambiente ma focalizzato quasi esclusivamente sulle crisi; crisi climatica e crisi ambientale sono i temi più seguiti con oltre 1 milione di citazioni complessive. È stato presentato a Roma, nella sede del Parlamento europeo intitolata a David Sassoli, il rapporto Eco Media 2024, uno strumento utile a fotografare il rapporto dei mezzi di comunicazione di massa con il tema ambientale.

Economia circolare, risorse, biodiversità, energia e trasporti sono le tematiche seguite dai media come riportato durante gli Stati Generali dell’Informazione Ambientale.

 

Massimiliano Pontillo, Presidente di Pentapolis Institute ETS, ha presentato il Rapporto: “Il rapporto è stato fatto dal primo gennaio a dicembre, il 31 dicembre 2024. I temi green più trattati sono stati crisi climatica e crisi ambientale, che hanno avuto circa un milione di citazioni nell’arco di tutto l’anno sui quattro strumenti di informazione, appunto il web, la carta stampata, la radio e la TV.  I temi, le questioni e le criticità di fondo rimangono più o meno le stesse. Il fatto che di ambiente se ne parla quantitativamente sempre di più, bisogna migliorare e la terminologia deve essere più chiara e più corretta senz’altro, dovrebbe essere connessa ancora di più alle questioni economiche, l’ambiente dovrebbe essere meno spettacolarizzato. I media locali sicuramente ne parlano di più di ambiente di sostenibilità. Permane un rumore di fondo sul web e dunque la criticità delle fake news. A livello globale, sinteticamente, il web la fa ancora da padrona con il 68% delle citazioni complessive, segue la carta stampata con il 19%, a seguire le emittenti televisive con il 10% e fanalino di coda, ma un po’ in crescita, con il 3% delle radio”

Nei diversi panel si è parlato dell’importanza del contrasto alle fake news in tema ambientale e della necessità di proporre una narrazione della transizione ecologica che faccia risaltare quanto è stato fatto ed è ancora possibile realizzare.

Ha partecipato a uno dei panel, Paola Spadari, membro del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti: “L’informazione ambientale è un settore molto delicato ed importante perché interessa soprattutto i cittadini, quindi particolare attenzione deve essere riservata da parte dei giornalisti a questo tema. Che l’ordine dei giornalisti riconosca l’importanza di questo settore lo dimostra il fatto che nel nuovo codice deontologico che è entrato in vigore il primo di giugno un articolo particolare viene dedicato a questo tema, chiedendo attenzione, rigore, evitando le spettacolarizzazioni e il tema dell’informazione ambientale è unito a quello sanitario, quindi questo dimostra l’importanza cruciale di questo settore.”

Riguardo il problema delle fake news, Spadari afferma che “coinvolge l’intero settore dell’informazione, noi pensiamo tuttavia e vogliamo sperare, non è solo un auspicio, che quando sono in ballo come dire temi così delicati
come quello dell’ambiente, quindi per il futuro dei figli, per il futuro dei paesi, dei cittadini e quello sanitario, i cittadini sappiano cosa significa l’informazione professionale e a quella si rivolgano. Questo è successo quando il mondo è stato attraversato dalla tragedia del covid. Osservatori nei vari paesi, soprattutto in Italia perché è quello che ci interessa, hanno dimostrato che quando è in ballo la salute, la vita e la morte, i cittadini sanno benissimo a quali piattaforme, a quali siti rivolgersi per avere informazioni certe.”

Il Direttore scientifico di ASviS, Enrico Giannini, ha fatto il punto sulla narrazione spesso troppo focalizzata sugli aspetti negativi e quasi incapace di informare sui progressi fatti in tema di salvaguardia ambientale: “Purtroppo non siamo su un sentiero di sviluppo sostenibile né a livello globale, né a livello europeo, né a livello italiano. Le guerre, la pandemia hanno spinto il mondo indietro rispetto a una serie di avanzamenti che pure c’erano stati tra il 2015 e il 2020 e ora le priorità sembrano diverse. Il problema è che nel frattempo la crisi climatica avanza, la povertà aumenta, le disuguaglianze crescono, dunque abbiamo bisogno di accelerare il cammino verso lo sviluppo sostenibile.”

La buona notizia, secondo Giannini “è che sul piano economico e energetico, grazie allo sviluppo tecnologico, è conveniente ed è anche più conveniente investire sulle rinnovabili, sull’economia circolare e questo sta avvenendo anche in Italia. Abbiamo bisogno di utilizzare le nuove tecnologie in modo ampio e ci sono forze che resistono a tutto questo, benché ormai i dati mostrino che le imprese, anche quelle italiane, hanno scelto la sostenibilità, guadagnano in produttività, in competitività e dunque conviene. Sull’energia l’Italia è in ritardo rispetto ad altri paesi, continuiamo a ostacolare la transizione nelle rinnovabili per motivi incomprensibili o comprensibili, perché ci sono interessi opposti. Se non andiamo in questa direzione non recuperiamo competitività neanche dal punto di vista economico, non riduciamo le bollette per le famiglie e quindi sappiamo di dover andare in questa direzione la politica, ma anche l’economia deve essere chiara, dobbiamo accelerare in questa direzione per avere i vantaggi il prima possibile.”

Ermete Realacci, Presidente di Fondazione Symbola, ha ricordato la convenienza anche economica delle soluzioni rispettose dell’ambiente: “Quello che oramai è evidente è che per esempio in economia le scelte che vanno nella direzione del contrasto con la crisi climatica, della decarbonizzazione, le scelte ambientali non sono solo necessarie per ragioni di sicurezza, aumentano gli eventi meteorologici estremi, abbiamo problemi di siccità, di alluvioni, di grandine che abbattono i vetri delle macchine, sempre banalità, oppure di flussi migratori che sono spinti da questa siccità, ricordo che il lago Chad era anni fa un lago che era grande quanto la Lombardia, 25 mila chilometri quadrati, adesso è più piccolo della Val d’Aosta, il lago Chad nell’Africa subsahariana confina con Chad, Nigeria e Camerun, è solo una Nigeria a 200 milioni di abitanti, è chiaro che questo produce flussi migratori, tensioni, gruppi estremistici come Boko Haram, ma soprattutto se vediamo a noi, quello che si vede è che le scelte che vanno nella direzione di una maggiore attenzione ai temi ambientali, della transizione ecologica, producono imprese più forti.”

“In Italia -continua Realacci- c’è un lavoro che la Fondazione Symbola fa da molti anni assieme a UnionCamera, assieme anche ad altri, che misura proprio questo, come vanno le imprese che si stanno muovendo in quella direzione e che quindi si muovono verso le fonti rinnovabili, risparmio energetico, la riduzione dei consumi di acqua, dei rifiuti, il recupero dei materiali, innovazione di processo e di prodotto, vanno meglio, innovano di più, esportano di più, producono più posti di lavoro. Il problema è che queste cose quando contrastano interessi potenti hanno bisogno di essere sostenute anche sul piano informativo.”

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