Cooling poverty, Legambiente lancia la campagna contro la povertà da raffrescamento

Cooling poverty, Legambiente lancia la campagna contro la povertà da raffrescamento

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Si chiama “Che caldo che fa” la nuova campagna di Legambiente contro la cooling poverty ovvero contro l’impossibilità per le persone più fragili di contrastare efficacemente le ondate di calore sempre più frequenti nelle roventi estati italiane.

Città più fresche significa città più giuste per l’associazione ambientalista che ha dato vita a un flash mob nel parco della Garbatella a Roma proprio contro la cooling poverty. Per l’occasione sono stati presentati i dati dei monitoraggi effettuati con delle termofoto. Nei quartieri Garbatella e Don Bosco queste hanno fatto registrare una temperatura ambiente media rispettivamente di 35,4°C e 37,9°C.con un picco di temperatura massima registrata al suolo di  53,7°C al parcheggio antistante la Regione Lazio a Garbatella e di 68°C in una pista ciclabile a Don Bosco.  Per migliorare le temperature altissime piantare nuovi alberi è solo una parte della soluzione poiché, chiede Legambiente, è necessario anche intervenire con modifiche al Regolamento Edilizio, “attraverso delle percentuali obbligatorie di superfici permeabili negli spazi cittadini privati e pubblici ( parcheggi, cortili e piazze) e di recupero, riutilizzo e risparmio di acqua negli edifici.”

Maria Teresa Imparato, responsabile giustizia climatica di Legambiente ha dichiarato a TeleAmbiente: “Crescono le temperature e crescono anche le disuguaglianze perché proprio nelle nostre città, nelle periferie e anche nei quartieri che mancano servizi efficienti, servizi efficaci per poter diminuire lo stress termico e l’impatto sulla salute delle cittadine e dei cittadini. E per questo partiamo oggi a Roma, ma saremo a Napoli, a Bologna, a Milano e a Palermo per chiedere ai comuni, agli enti e a tutti gli enti preposti piani di adattamento che rispondano sicuramente alla sfida climatica, ma insieme anche alla sfida sociale. La transizione ecologica deve essere un’opportunità per vincere le disuguaglianze.

Roberto Scacchi, presidente Legambiente Lazio, ha presentato i risultati del monitoraggio: “Siamo andati con questa nuova campagna, Che caldo che fa, nei quartieri di Garbatella e nel quartiere Don Bosco, in un areale più o meno simile nella parte sud e nella parte est di Roma, per andare a misurare la temperatura al suolo nelle ore di maggior caldo. Abbiamo evidentemente notato delle isole di calore terrificanti che stanno nei parcheggi sotto il Palazzo della Regione, piuttosto che al centro di Piazza Don Bosco, dove ci sono delle panchine completamente assolate, inutilizzabili dalla mattina alla sera, senza alcuna ombreggiatura, con picchi molto rilevanti che arrivano anche verso i 60 gradi di assolamento in alcuni di questi luoghi, e con un po’ di contrazione delle temperature, chiaramente dove c’è alberatura, dove c’è un po’ di ombra, dove c’è verde che è stato realizzato in questi quartieri. Non solo, quindi, la temperatura a Roma percepita è reale, è aumentata negli ultimi anni di 3 gradi, molto di più della media di aumento globale nell’era industriale, era dovuta a una serie di condizioni di aumento dell’impatto dell’asfalto e del cemento, ma ci sono dei territori che vanno curati di più, per combattere anche la cooling poverty, questo fenomeno di esposizione alle ondate di calore maggiore nei quartieri con più difficoltà economica e quindi meno risorse naturali.”

 

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Partner dell’iniziativa è il Banco dell’Energia. Bianca Piserchia, responsabile Banco dell’Energia ha raccontato in cosa consiste l’impegno della Fondazione: “Banco dell’Energia è una fondazione nata nel 2016 con l’obiettivo di raccogliere fondi per realizzare progetti che andassero a contrastare il fenomeno della povertà energetica, dove per povertà energetica si intende l’impossibilità o la difficoltà per un individuo o una famiglia ad accedere a servizi energetici essenziali, quali appunto il riscaldamento, l’illuminazione, ma anche la
capacità di raffrescarsi.”

Quali sono gli interventi che permettono di superare questa differenza? “Allora innanzitutto creare una rete congiunta di partner, di stakeholder di diversa provenienza che uniscano le forze per realizzare i progetti che vadano a sostegno di famiglie vulnerabili, quindi quello che si può fare è agire sulla parte strutturale delle abitazioni, delle famiglie, ma anche sull’educazione, quindi sulla loro capacità di consumare in maniera più efficiente e in maniera più consapevole.- continua Piserchia- Un aspetto importante del nostro intervento è appunto dedicato alla cooling poverty, quindi la povertà da raffrescamento, che è appunto questa difficoltà che hanno le persone ad affrontare le ondate di calore, soprattutto se si tratta di persone vulnerabili perché magari sono persone anziane oppure perché sono socialmente ed economicamente più vulnerabili. Quindi accedere ad un’area raffrescata oggi non è facile per tutti, ci sono persone che non possono economicamente permettersi un ambiente raffrescato perché magari una persona vive in una casa che non è sufficientemente coibentata, o adeguatamente coibentata, oppure perché appunto non può permettersi semplicemente un condizionatore in casa. Quindi combattere contro questa difficoltà che hanno le persone è fondamentale per migliorare anche il contesto e l’ambiente di vita delle persone vulnerabili.”

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