Fedagripesca: "Entro 2050 rischio di perdita del 20% dell'upwelling"

Fedagripesca:”Entro il 2050 rischio di perdita del 20% dell’upwelling”

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Entro il 2050 l’upwelling potrebbe ridursi del 20% e con esso potrebbe subire dei colpi mortali la catena alimentare marina. Il continuo riscaldamento del mare riduce l’effetto delle correnti marine causando la fuga delle acciughe che nel Mediterraneo diventano sempre più piccole e sono costrette a spostarsi per cercare condizioni più favorevoli.

Si tratta di un dato preoccupante infatti le acciughe sono definite il motore biologico del Mediterraneo. Ad essere minacciato è quindi l’upwelling, si tratta di un fenomeno che grazie alle correnti fresche porta in superficie acque profonde, ricche di nutrienti. Il fenomeno dà vita a un processo di concimazione naturale che alimenta il fitoplancton.

Fedagripesca denuncia così un fenomeno che causerebbe un effetto a catena e la perdita di posti di lavoro: “La stratificazione delle acque dovuta alle temperature più elevate riduce l’efficienza della risalita delle correnti profonde. Venti indeboliti, come nel caso della Bora, contribuiscono a ridurre il numero degli eventi di upwelling. Le conseguenze sono un calo del fitoplancton, migrazioni forzate (come quelle delle alici) e la proliferazione di specie aliene provenienti da acque più calde e la messa a repentaglio di specie autoctone come i ricci la cui densità in Puglia e Sicilia è crollate sotto gli 0,2 individui per mq come dimostra una ricerca dell’università del Salento. Ma non è solo il Mediterraneo a soffrire per il troppo caldo. I pescatori britannici stanno registrando un aumento senza precedenti delle catture di polpi nelle acque della Manica, con volumi fino a 240 volte superiori rispetto allo stesso periodo del 2024.”

Paolo Tiozzo, Vicepresidente di Fedagripesca, ha diciarato a TeleAmbiente: “Il cambiamento climatico che un tempo
diventava solo un fenomeno, oggi diventa una realtà. Dovremmo fare i conti con questo nuovo assetto che l’ambiente dovrà ritrovare senza la ricerca scientifica, senza l’aiuto del governo. La pesca italiana rischia oggi di subire una infrazione economica in termini di fatturati che potrebbe essere irreversibile. Capire quale è il nuovo assetto della pesca è necessario, se non indispensabile, per non subire i cambiamenti climatici e ritrovarci da qui a breve a perdere delle realtà importanti che producono del pesce, delle realtà economiche importanti su tutto il nostro territorio nazionale. Ecco che la ricerca, il governo e la scienza ci devono aiutare per capire quale posizione ritrovare in questo nuovo assetto climatico.”

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