Il riscaldamento globale comporta spesso un abbassamento della resa delle piante alimentari. La produzione di grano può calare fino al 21%, quella di mais fino al 40%.
Questo scenario, come è noto, impone un adattamento al nuovo clima per non compromettere i cicli vegetativi delle piante. Un esempio lampante è il Mediterraneo zona in cui la resa di piante storicamente coltivate come aranci e ulivi, è scesa enormemente mentre le condizioni climatiche sono sempre più favorevoli alla coltivazione di frutta esotica coma papaya, mango e avocado. La soluzione però non può consistere solo nell’introdurre nuove colture ma è necessario riuscire a salvare anche quelle tradizionali.
Il Cnr ha diffuso un approfondimento con la dottoressa Francesca Bretzel, dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Cnr, sulla resilienza delle piante: “I fiori, ad esempio, possono durare meno o essere sterili, compromettendo la produzione. Quando le temperature si alzano troppo e piove poco, le piante entrano in uno stato di stress che si manifesta a livello morfologico, fisiologico e biochimico. I fiori, ad esempio, possono durare meno o essere sterili, compromettendo la produzione di frutti e semi”. Il danno sarà più o meno grave a seconda della fase vegetativa della pianta in cui arriva lo stress termico.
La resilienza delle piante in un clima che cambia#AlmanaccoCnr
L’ondata di caldo che ogni estate sembra superare la precedente colpisce anche le piante, che ne soffrono, e con loro l’intero sistema agricolo. Ne parliamo con Francesca Bretzel del @Cnr_Irethttps://t.co/ok3rf0tsQ8— CNR Consiglio Nazionale delle Ricerche (@CNRsocial_) June 21, 2025
Se i periodi di temperature anomale sono accompagnati anche da scarsità d’acqua il danno può essere irreversibile come spiega Bretzel: “L’acqua è il veicolo principale per il trasporto di nutrienti alle radici e per il funzionamento dei microrganismi del suolo. Senza acqua, le radici riducono la loro crescita, le foglie ingialliscono precocemente, la pianta nel suo complesso rallenta lo sviluppo”.
Nel caso di pianta alimentare ciò si traduce in un raccolto scarso. “Per contrastare lo stress -continua la ricercatrice- le piante attivano meccanismi di difesa naturali, come la produzione di fitormoni e antiossidanti. Ma da sola questa strategia non basta. Per questo motivo, la ricerca scientifica sta cercando soluzioni a medio e lungo termine”.
La selezione genetica può essere un valido aiuto soprattutto se si selezionano le varianti selvatiche delle piante comunemente coltivate. Altrettanto importante è la tutela della fertilità del suolo che permette di resistere all’erosione, trattenere meglio l’acqua e garantisce un habitat sano per i microrganismi essenziali alla nutrizione delle piante. “Proprio in questa direzione si concentrano alcune delle ricerche portate avanti dal Cnr-Iret nelle sedi di Pisa e Firenze”, conclude Bretzel. “Al Cnr-Iret studiamo l’effetto della materia organica e dell’inoculo microbico sulla qualità del suolo e sulla resa di colture tipiche italiane come la vite e le piante aromatiche. I risultati finora ottenuti sono incoraggianti: migliori disponibilità di nutrienti, aumento della resa e perfino miglioramenti nella qualità organolettica dei prodotti”.