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Allarme Sima: “Un quarto degli europei vive in ambienti insalubri”

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La scarsa qualità degli ambienti interni, a cominciare dagli edifici in cui viviamo o lavoriamo, si riflette drammaticamente anche sulla salute e sul benessere. Investire nel miglioramento degli edifici, oltre al risparmio energetico, consentirebbe di tagliare la spesa sanitaria pubblica. 

Dalla salubrità dell’ambiente in cui viviamo dipendono tanti aspetti delle nostre vite: non solo la salute e la qualità della vita stessa, ma anche fattori economici assolutamente non trascurabili. C’è un dato di partenza che fa molto riflettere: in Europa, 112 milioni di persone (un cittadino su quattro) vivono in ambienti insalubri. Eppure, una riqualificazione degli edifici obsoleti, potrebbe portare vantaggi economici per la collettività per un totale stimato di circa 190 miliardi di euro. Lo rende noto la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), che ha partecipato, insieme a Get, al Green Building Council Italia e all’Accademia Italiana di Biofilia (Aib), ad un evento scientifico tenutosi presso la sede dell’Agenzia Spaziale Europea di Frascati.

Dai dati raccolti da Sima, è possibile capire l’importanza della direttiva europea Case Green. Sono 112 milioni i cittadini europei che vivono in edifici con una qualità dell’aria interna inferiore agli standard sanitari minimi. Oltre 30 milioni, invece, le persone che abitano in ambienti scarsamente illuminati o con un’esposizione alla luce naturale che non basta a regolare correttamente i ritmi circadiani. La conseguenza, come ricorda Sima, è un impatto diretto sulla salute mentale, sul metabolismo, sull’umore e sulla produttività.

Riqualificare gli edifici obsoleti significa anche investire in ambienti salubri e, di conseguenza, rappresenterebbe una strategia sanitaria ed economica ad alto rendimento. Gli investimenti, secondo lo studio di Sima, verrebbero ripagati in meno di due anni grazie al risparmio dei costi sanitari (stimato appunto in 190 miliardi di euro) dovuto ad una riduzione sensibile delle malattie e delle spese mediche, oltre che ad un aumento del benessere individuale e della produttività complessiva.

C’è un importante esempio a livello internazionale: il protocollo Well Building Standard, promosso dall’International Well Building Institute (IWBI). Ad esso hanno aderito oltre 74 mila edifici in 137 diversi Paesi, per un totale di quasi 557.418.240 di metri quadrati e con un impatto diretto su milioni di persone. Uno studio, condotto su oltre 1.300 occupanti di uffici in tutto il mondo, ha rilevato, dopo il trasferimento in ambienti progettati secondo i criteri Well, un balzo della soddisfazione generale dal 42% al 70%.

Dobbiamo guardare all’edilizia come uno strumento fondamentale di sanità pubblica. Ambienti puliti, ariosi, illuminati e naturali riducono lo stress ossidativo, migliorano la funzione immunitarie e prevengono malattie croniche” – ha spiegato Alessandro Miani, presidente di Sima – “Questo cambio di paradigma è necessario, e i dati lo dimostrano: investire oggi in edifici salubri significa ridurre domani la spesa sanitaria nazionale“.

Rigenerare il nostro modo di progettare non è solo un’opzione ecologica, ma una responsabilità verso le generazioni presenti e future” – il punto di Daniele Guglielmino, vicepresidente dell’Aib – “Gli edifici salubri, permeati da principi biofilici, diventano catalizzatori di benessere, prevenzione e identità. È tempo che la biofilia diventi la grammatica di base dell’architettura contemporanea“.

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