Dopo decenni di attività di sensibilizzazione tra cittadini, aziende e istituzioni, la Svezia non alleva più galline in gabbia. Cupi (Animal Equality Italia): “Il potere del cambiamento è nelle nostre mani”.
Garantire il benessere degli animali destinati all’industria alimentare è possibile. Dopo decenni di attività di sensibilizzazione tra cittadini, aziende e istituzioni, la Svezia non alleva più galline in gabbia. A confermarlo sono i dati raccolti da Project 1882 da sempre in prima linea per la tutela degli esseri senzienti reclusi in spazi angusti, sottoposti a violenze e uccisi senza pietà. Orrori che, oggi più che mai, non possono essere tollerati. Proprio per questo, attraverso una lenta ma rigorosa transizione verso il “cage-free” senza l’introduzione di un divieto di legge, la Svezia è, almeno fino a oggi, il primo Stato al mondo a bandire una pratica anacronistica, barbara e crudele.
Già nel 1988 il Parlamento del Paese della Scandinavia vietò l’allevamento intensivo delle galline in gabbia. L’industria alimentare, però, non si adeguò. E così, dopo il ripristino della macabra usanza, Project 1882 cominciò a denunciare l’orrore. Non a caso, a partire dal 2008, ben 85 imprese, dagli hotel ai mercati, fino ai ristoranti, si schierarono contro la pratica medievale. Già oltre 17 milioni, intanto, gli animali tornati a scorrazzare all’aria aperta, in attesa della proposta legislativa “cage-free” della Commissione Europea, in calendario nel 2026, per liberare il bestiame detenuto in strutture fatiscenti dell’Unione Europea.
La Svezia ha detto basta alle gabbie per le galline!
Grazie a anni di impegno di Project 1882 è ufficiale: in Svezia non ci saranno più galline allevate in gabbia.
Dialogo con le aziende, campagne pubbliche e pressione politica hanno portato a questo risultato storico!Un… pic.twitter.com/lLNH8Ucfpd
— AnimalEqualityItalia (@AE_Italia) June 17, 2025
“La Svezia dimostra che un mondo senza gabbie è possibile. Uno straordinario risultato ottenuto senza un divieto di legge ma attraverso un lavoro instancabile di pressione pubblica. Il potere del cambiamento è nelle nostre mani”, commenta il Direttore Esecutivo di Animal Equality Italia, Matteo Cupi.
Gabbie: durante una conferenza al Senato, esponenti politici di diversi schieramenti hanno espresso il loro sostegno alla transizione verso la loro eliminazione dagli allevamenti italiani.
✍️ Su @HuffPostItalia, il nostro direttore Matteo Cupi racconta come l’Italia può seguire… pic.twitter.com/N596SRJlCP
— AnimalEqualityItalia (@AE_Italia) June 19, 2025
Animali, ecco come vivono le galline in gabbia
Galline ammassate in gabbie anguste, sofferenti a causa di disturbi neurologici e uccise senza pietà. Queste alcune delle immagini raccolte da un investigatore sotto copertura in un allevamento intensivo in provincia di Venezia, in Veneto, tra dicembre 2023 e febbraio 2024. A diffondere l’inchiesta choc è Essere Animali.
Oltre a mostrare le crudeltà inflitte a 60.000 esseri senzienti, le clip testimoniano l’urgenza di una reale normativa comunitaria a tutela del bestiame condannato a produrre uova per i nostri piatti. Già, perché queste immagini, oggi più che mai, sono intollerabili, soprattutto con la pandemia di influenza aviaria all’orizzonte.
A sconvolgere sono, tra l’altro, le galline morte abbandonate nelle gabbie sporche. E l’orrore non finisce qui. Gli esemplari vivi, dopo avere becchettato le carcasse delle sorelle spirate tra atroci sofferenze, fanno le uova destinate a pane, pizza e dolci. Incommentabile, inoltre, la mancata cura di un uccello affetto dal wry neck, cioè dal torcicollo, a causa della posizione innaturale della testa in voliera. Troppo cruenti, invece, le immagini degli animali lanciati – sì, lanciati come sacchi di spazzatura – in camion diretti al macello. Una vera e propria mattanza che non può essere tollerata.
A lasciare esterrefatti, oltre al mancato rispetto del parere dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) sul benessere degli animali custoditi in gabbia, è perfino la presenza di operai senza contratto. Quantificate in migliaia di euro, dopo l’intervento dei Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro (NIL) di Venezia, le sanzioni per l’assenza delle norme di sicurezza sul lavoro.
“Nove italiani su 10 sono favorevoli al divieto dell’allevamento intensivo degli animali in gabbia. Eppure, questa pratica anacronistica, barbara e crudele, oltre a essere diffusissima nel nostro Paese, non riguarda soltanto le galline, ma anche conigli, oche, quaglie, scrofe e vitelli. Come membri attivi della Campagna “End the Cage Age”, ancora una volta chiediamo lo stop all’allevamento intensivo degli animali in gabbia in Italia. Già tanti gli esempi virtuosi di Stati, come la Slovenia, impegnatisi a vietare la macabra usanza entro i prossimi anni. Anche lo Stivale può fare di più, attraverso il sostegno agli allevatori pronti a virare verso sistemi zootecnici sostenibili. Speriamo che il Governo Meloni voglia studiare strumenti legislativi utili a una simile transizione, così da tutelare il Made in Italy di qualità“, commenta Chiara Caprio, Responsabile Relazioni Istituzionali di Essere Animali.