Inquinamento, salvate a Favignana quattro tartarughe che avevano ingerito plastica

Inquinamento, salvate a Favignana quattro tartarughe che avevano ingerito plastica

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Quattro tartarughe Caretta Caretta sono state tratte in salvo dalla Sezione Navale dei carabinieri nelle acque siciliane, tra Favignana e Marettimo: avevano ingerito plastica.

È una storia a lieto fine, quella delle quattro tartarughe salvate a Favignana dai carabinieri. Lo scorso 9 giugno, durante un servizio di pattugliamento nel tratto di mare tra Marettimo e Favignana, nel Trapanese, i carabinieri hanno avvistato gli esemplari di Caretta Caretta, in evidente stato di difficoltà: non riuscivano a immergersi a causa dell’ingestione di plastica.

Così i militari hanno imbarcato le tartarughe sul battello e le hanno trasportate a Favignana, dove sono state affidate alle cure del personale veterinario specializzato dell’Area marina protetta del comune delle Egadi.

I giovani esemplari sono stati visitati, pesati e sono riusciti ad espellere la plastica ingerita. Non appena torneranno in salute, i rettili verranno restituiti al loro habitat naturale. Il destino di molte altre tartarughe e animali marini, però, non è così positivo.

Il crescente inquinamento da plastica causato dall’uomo, infatti, minaccia costantemente l’ecosistema marino e la fauna che lo abita. Secondo le stime, plastica e microplastiche inquinano sempre di più gli oceani: entro il 2050 il peso di questi rifiuti nei mari supererà quello dei pesci.

Inquinamento da plastica, un’emergenza globale che non può più attendere

Oltre a danneggiare la vita marina, degradando l’habitat ed esponendo la fauna alle sostanze chimiche di questo materiale, l’inquinamento da plastica ha gravi conseguenze anche sulla salute umana – attraverso la catena alimentare – e sull’economia (il costo stimato dei rifiuti marini si aggira tra i 259 e i 695 milioni di euro).

Le microplastiche, inoltre, hanno letteralmente invaso ogni angolo del Pianeta, oceani compresi. Questi minuscoli frammenti – di dimensioni inferiori ai 5 mm – vengono ingeriti da pesci e altri animali marini, che poi finiscono sulle nostre tavole. Le particelle, che possono essere di tipo primario (frammenti rilasciati direttamente nell’ambiente come nel lavaggio dei capi sintetici) o secondario (prodotte dalla degradazione di plastiche più grandi), sono state trovate persino nelle aree marine protette più remote del pianeta, tra cui quelle in Brasile.

Per trovare una soluzione al problema, o quantomeno ridurlo, dal 2022 l’Unep ha istituito un Comitato intergovernativo di negoziazione (INC) per delineare un Trattato globale sull’inquinamento da plastica vincolante che tenga conto dell’intero ciclo di vita della plastica, dalla produzione allo smaltimento. Dopo il fallimento dei negoziati dello scorso dicembre a Busan, in Corea del Sud, i leader dei 178 Paesi partecipanti si riuniranno a Ginevra, in Svizzera, dal 5 al 14 agosto, per affrontare i punti critici rimasti irrisolti.

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