Gli imballaggi alimentari sono una fonte di microplastiche negli alimenti. Lo studio

Gli imballaggi alimentari sono una fonte di microplastiche negli alimenti. Lo studio

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Gli imballaggi alimentari sono una fonte di microplastiche. Dalle confezioni al cibo, una nuova ricerca mette sotto la lente di ingrandimento anche gli utensili da cucina.

Aprire una bottiglia, preparare un tè con le classiche bustine, tagliare i cibi su un tagliere in plastica: tutte queste azioni possono esporre a micro e nanoplastiche, così come gli imballaggi alimentari utilizzati quotidianamente.

A lanciare il nuovo allarme è una ricerca che ha analizzato 103 studi scientifici relativi alle microplastiche, i minuscoli inquinanti che negli ultimi anni hanno invaso ogni angolo del pianeta, compreso il nostro organismo. Nel sangue, in diversi tessuti, nel cervello, nei polmoni, le microplastiche entrano nel corpo umano veicolate dall’aria o dagli alimenti. Secondo l’ultimo rapporto della Commissione Ue “Future Brief”, un adulto ingerisce o inala dalle 39.000 alle 52.000 particelle di microplastica all’anno.

In quest’ultimo caso, a giocare un ruolo fondamentale come fonti di contaminazione sono proprio gli oggetti d’uso quotidiano come gli imballaggi a contatto con il cibo o gli utensili in plastica per la cucina.

Gli autori della ricerca, pubblicata sulla rivista “npj Science of Food”, hanno preso in considerazione sia le confezioni che gli articoli che entrano in contatto con gli alimenti. Infatti, anche l’apertura di una bottiglia può essere una fonte di contaminazione.

I ricercatori, guidati dal Food Packaging Forum, hanno valutato sistematicamente gli studi pubblicati che indagavano sulla presenza di particelle di plastica inferiori ai 10 millimetri negli alimenti a contatto con un articolo o un imballaggio fatto in parte o totalmente in plastica.

I dati emersi dallo studio hanno dato vita alla “prima mappa sistematica di evidenze scientifiche che indagano il ruolo dell’uso normale e previsto di imballaggi e altri articoli a contatto nella contaminazione degli alimenti”, ha spiegato Lisa Zimmermann, autrice principale del nuovo studio e responsabile della comunicazione scientifica del Food Packaging Forum.

Questi elementi “sono una fonte rilevante di micro e nanoplastiche nei prodotti alimentari; tuttavia, il loro contributo all’esposizione umana a micro e nanoplastiche è sottovalutato”, ha aggiunto Zimmermann.

L’obiettivo principale degli autori è di “aiutare a colmare le lacune nella conoscenza sulla fonte di micro e nanoplastiche negli alimenti”, afferma Jane Muncke, coautrice dello studio, Managing Director e Chief Scientific Officer del Food Packaging Forum.

Infatti, i dati raccolti sono liberamente accessibili tramite una dashboard, uno strumento che permette agli utenti di filtrare i dati in base al tipo di imballaggio, al materiale principale che entra in contatto con il cibo, all’eventuale presenza di micro e nanoplastiche e, in caso affermativo, fornisce dettagli sulle dimensioni e sul tipo di polimero.

Secondo i ricercatori, però, sono necessarie “ulteriori ricerche per caratterizzare meglio la migrazione di micro e nanoplastiche correlata ai materiali e agli usi di imballaggi e altri prodotti. È importante sottolineare che l’implementazione di un quadro armonizzato di test e reporting è fondamentale per garantire dati affidabili e comparabili, che possano orientare le future decisioni politiche”.

Gli autori dello studio hanno sottolineato la necessità di emanare nuove normative che impongono test sulla migrazione delle micro e nanoplastiche per gli imballaggi alimentari, che potrebbero contribuire a limitare i potenziali impatti di questi materiali sulla salute umana.

Microplastiche in cucina, ecco quali sono le fonti principali e come ridurre l’esposizione

Il consumatore, intanto, può cercare di limitare l’esposizione alle microplastiche scegliendo utensili e imballaggi privi di plastica. Quali sono, dunque, gli articoli da evitare? Per quanto riguarda la cucina, le principali fonti di particelle in plastica sono cinque: i taglieri in plastica, i contenitori per il microonde, i cubetti di ghiaccio, i bicchieri in carta e le bustine di tè.

Sul fronte dei rifiuti e del riciclo della plastica, l’Ue ha approvato nuove regole per la gestione degli imballaggi. Le nuove norme diminuiranno in modo significativo la produzione di rifiuti da imballaggio anche attraverso degli obiettivi vincolanti di riutilizzo. Certi tipi di confezioni monouso saranno limitati e verrà chiesto ai produttori di ridurre al minimo il loro impiego.

L’obiettivo della normativa è anche quello di ridurre i potenziali impatti negativi sulla salute umana derivanti dall’esposizione alla plastica, in particolare relativi alla presenza dei PFAS, i cosiddetti inquinanti eterni negli articoli destinati al contatto con gli alimenti.

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