Animali, oltre 500 specie di uccelli verso l'estinzione

Animali, oltre 500 specie di uccelli verso l’estinzione

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Secondo uno studio della University of Reading, oltre 500 specie di uccelli potrebbero estinguersi entro 100 anni a causa dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento e della perdita di habitat.

Oltre 500 specie di uccelli potrebbero estinguersi entro 100 anni a causa dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento e della perdita di habitat. A lanciare l’allarme è uno studio della University of Reading, a un’ora e mezza di auto da Londra, nel Regno Unito. Due i momenti preparatori della ricerca pubblicata sulla rivista scientifica “Nature Ecology & Evolution: prima l’analisi di quasi 10.000 specie di uccelli, attraverso i dati della Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), e poi la valutazione del rischio di estinzione in base alle minacce affrontate dalle stesse quasi 10.000 specie di uccelli. Drammatici i risultati.

Già, perché i volatili di grandi dimensioni sono più vulnerabili sia alla caccia sia alla crisi climatica, mentre i volatili con le ali larghe soffrono di più la distruzione degli ecosistemi. E non finisce qui. Secondo il team di scienziati coordinati da Kerry Stewart, il numero di specie di uccelli a rischio di estinzione è tre volte superiore alle specie di uccelli sparite tra il 1500 e il 2025. Tradotto: un disastro.

Delle oltre 500 specie di uccelli, a detta dei ricercatori, nonostante una veloce corsa contro il tempo, se ne potrebbero salvare, si fa per dire, appena la metà. Meno signori del cielo uguale meno conservazione della biodiversità con conseguenze catastrofiche per l’equilibrio ecologico del pianeta Terra. Proprio per questo, oggi più che mai, gli scienziati invitano a fermare una mattanza silenziosa senza precedenti, attraverso l’adozione di misure di conservazione, l’abolizione della caccia e la tutela della natura.

Caccia in Italia, 32 milioni di uccelli uccisi in sei anni

Fare una passeggiata nei boschi d’Italia significa scoprire le bellezze del pianeta Terra. Tra alberi centenari, arbusti aromatici e fiori colorati, centinaia le specie animali presenti. A stravolgere la routine degli scrigni di biodiversità, nonostante le spietate leggi della natura con predatori alla ricerca di prede, sono i colpi di fucile dei cacciatori. Persone che, un po’ per divertimento e un po’ per avere carne fresca, sparano a esseri senzienti.

Obiettivi delle pallottole, oltre ai mammiferi, sono gli uccelli. Ben 32.000.000 gli esemplari abbattuti lungo lo Stivale tra il 2017 e il 2023. Una vera e propria strage che, come sottolineato nel report “La pressione venatoria sull’avifauna italiana dal 2017 a oggi” dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), lascia senza parole. Numeri che, tra l’altro, potrebbero essere sottostimati. Il motivo? Durante la stagione venatoria, i cacciatori devono indicare sui tesserini personali gli animali uccisi in ottemperanza alla Direttiva 2009/147/CE, cioè alla Direttiva Uccelli. A causa della mancanza di controlli rigorosi, però, le informazioni inviate alle Regioni Italiane possono essere incomplete. Non a caso, almeno secondo il documento, assenti totalmente i dati della Regione Umbria tra il 2017 e il 2023.

A cadere sotto i colpi di fucile, nonostante la tutela della biodiversità inserita nell’articolo 9 della Costituzione Italiana, continuano a essere soprattutto tordi, colombacci e allodole. “È come se ogni anno gli abitanti di Roma, Milano e Napoli venissero spazzati via per il passatempo di qualcuno“, commenta la Lega Antivivisezione (LAV).

 

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